Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/11/2019 16:00:00

Condono edilizio: la Sicilia ha 2,8 miliardi da incassare ma è tutto sospeso

 2,8 miliardi di euro da incassare: è questa la cifra monstre che manca all’appello e legata alle pratiche di condono edilizio che giacciono sospese negli uffici comunali siciliani a 35 anni dalla prima legge varata nel 1985. La nostra regione occupa le prime cinque posizioni le primi cinque posizioni per numero di istanze da evadere: in testa la Campania con 656.832 domande da portare a temine, poi il Lazio (623.897), la Sicilia (623.109), il Piemonte (379.716) e la Lombardia (316.715).


Sono questi alcuni dei dati più significativi del secondo Rapporto sul Condono edilizio in Italia realizzato dal Centro Studi Sogeea e presentato ieri al Senato.

A livello nazionale, sono oltre quattro milioni le pratiche inevase. Dal monitoraggio emerge che quasi tre milioni di istanze ancora da definire, per la precisione 2.842.938, sono relative al provvedimento legislativo 47/85 varato dal Governo presieduto da Bettino Craxi, mentre alle leggi del 1994 e del 2003 (Governi Berlusconi) sono invece riconducibili rispettivamente 810.367 e 610.592 pratiche. Passando al vaglio le istanze presentate presso gli uffici tecnici dei Comuni italiani, dal Rapporto si nota che per poco più del 72% – pari a 10.816.634 unità – si tratta di pratiche relative alla prima legge sul condono edilizio, quella varata nel 1985.

Secondo il direttore scientifico del Centro Studi Sogeea, Sandro Simoncini, “si può stimare che i mancati introiti per le casse del nostro Paese sono pari a poco più di 19 miliardi di euro”. “Il dato – spiega l’urbanista – si ottiene sommando il denaro non incassato per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria, segreteria e paesaggistica, sanzioni da danno ambientale”.

Simoncini sottolinea che “per dare un’idea più precisa dell’entità della cifra che manca all’appello, si parla di un ammontare equivalente a circa 1,2 punti del Pil italiano, oppure di due terzi del valore della legge di Bilancio 2019 o, infine, di fondi pari al Pil dell’intero Trentino”. Concentrandosi sull’analisi dei mancati introiti per ciascuna delle voci da prendere in considerazione, il Centro Studi Sogeea stima che si tratta di 9,8 miliardi solo per le oblazioni – somme che si suddividono, a grandi linee, in parti uguali tra Stato e Comuni, più una piccola quota destinata anche alle Regioni. Nei mancati introiti rientrano anche 7 miliardi di oneri concessori; 760 milioni di diritti di segreteria e di istruttoria; 1,7 miliardi tra diritti di paesaggistica e risarcimenti per danno ambientale.

Anche in questo caso, il Rapporto segnala che, a livello di territori, guida la classifica la Campania con circa 3,1 miliardi di euro ancora da incassare, seguita da Lazio (2,9 miliardi) e Sicilia (2,8 iliardi).