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09/11/2019 08:18:00

A cena con ... la mafia. Cinquemila ristoranti nelle mani di Cosa nostra

Soldi sporchi che diventano quote di ristoranti, con locali sparsi in tutta Italia utilizzati come “lavatrici” per riciclare il denaro della malavita. L'ultimo caso arriva da Milano, dove nella mattina di venerdì 8 novembre la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare per nove persone, oltre al sequestro di quote societarie di ristoranti e pizzerie per un valore di 10 milioni di euro. In questo caso i soldi della 'ndrangheta arrivavano dalla Calabria al Nord Italia, come chiarito dalla polizia di Milano: ''L'indagine ha consentito di far luce sugli interessi di soggetti contigui a cosche calabresi riguardanti il reinvestimento di denaro frutto di attività illecite, con immissione di grandi capitali nel circuito della grande ristorazione nel Nord Italia''. Ma questa è soltanto la punta dell'iceberg.

Agromafie, 5mila ristoranti nelle mani della criminalità: business da 24,5 miliardi
L'operazione portata a termine a Milano e dintorni è soltanto un granello di sabbia rispetto al business della criminalità che coinvolge ristoranti, pizzerie e simili. Secondo il rapporto agromafie della Coldiretti, i locali della ristorazione sotto il controllo della malavita organizzata sul territorio nazionale sarebbero addirittura 5mila, per un giro d'affari di circa 24,5 miliardi di euro.

"La criminalità organizzata - sottolinea la Coldiretti - approfittando della crisi economica, penetra in modo massiccio e capillare nell'economia legale ricattando o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all'estero. L'agroalimentare - precisa la Coldiretti - è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone".

Agromafie e Made in Italy in pericolo
Ma il business della malavita nella ristorazione non è l'unica 'strada' con cui la malavita si arricchisce, come sottolineato dall'ex procuratore Gian Carlo Caselli e presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio Agromafie: "Nell'ultimo decennio aumentata del 70 per cento la produzione di falso italiano".

"La legalità conviene sempre . Spiega Caselli - non è un fastidio avere delle regole, non è un optional e questo vale anche per l'intera filiera dell'agroalimentare. Il made in Italy tira, vale 340 miliardi di euro, con 2,5 milioni di persone impiegate al suo interno, ed è il migliore ambasciatore del nostro Paese all'estero. Ma questi numeri attirano anche fenomeni mafiosi, come appunto l'agromafia, una mafia cioè sempre più liquida, capace di inserirsi dovunque, dal campo agli scaffali fino alla distribuzione".

Le operazioni delle Forze dell'Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie.

"In questo modo la malavita si appropria - sottolinea la Coldiretti - di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy".

"Le agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti bianchi dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe e inganni solo per ragioni speculative- sostiene Coldiretti - gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare".

"L'innovazione tecnologica - conclude Coldiretti - e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l'approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall'apposita commissione presieduta dallo stesso Giancarlo Caselli".