L'agriturismo sembra non conoscere crisi, un po' in tutta Italia, tranne che in Sicilia. È quanto emerge dall'ultimo report sul settore diffuso ieri dall'Istat, comparando i dati del 2017 con quelli del 2018. Se nel Belpaese, infatti, le aziende rurali autorizzate sono aumentate dello 0,9%, nell'Isola è stato registrato un pesante calo, pari al 14,1%, che piazza il territorio all'ultimo posto per crescita e dinamicità, in netta controtendenza con il resto del Sud, dove c'è stato invece un rialzo del 4,2%.
In termini assoluti, la Sicilia è passata dai 858 agriturismi autorizzati del 2017 ai 737 del 2018, con un saldo negativo di 121 imprese. Ma l'Isola si trova in fondo alla classifica anche per concentrazione di aziende, pari al 3,1% del totale italiano (23500 strutture), mentre la Toscana risulta prima con il 20%, seguita dalla provincia autonoma di Bolzano (13%), Lombardia (7%) e Veneto (6%).
Il trend siciliano si avvicina a quello nazionale solo alla voce «tipologia dei servizi offerti», che, sottolinea l'Istat, si diversifica sempre di più con un marcato aumento dell'attività di degustazione, cresciuta del 7,2% in tutto il Paese e del 6,3% nell'Isola. In realtà, c'è anche un altro valore che accosta la Sicilia alla media italiana, relativo alla percentuale di agriturismi a conduzione femminile, che sul fronte nazionale si attesta al 36% del totale, mentre in territorio siciliano supera il 38%. Ma in termini di crescita, paragonando il 2018 al 2017, anche qui tornano le discrepanze perché se in Italia c'è stato un rialzo dello 0,9% di imprese in rosa, l'Isola ha visto invece un calo del 9,6%. Sviluppando la fotografia nazionale, l'Istat sottolinea inoltre che tra il 2007 e il 2018 la crescita delle aziende agrituristiche è stata superiore al 33%, mentre il valore di produzione è salito da 1,08 a 1,39 miliardi di euro, con un picco tra 2017 e 2018, in cui la dimensione economica del settore ha segnato un rialzo del 2,5%, dovuto anche all'aumento di presenze turistiche (+5,6%) e di arrivi (+5,9%).