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19/11/2019 07:30:00

Castelvetrano, caso Palma Vitae. Lo sfratto inesistente e la strumentalizzazione

 Il sindaco 5 Stelle di Castelvetrano, Enzo Alfano, non ha mai sfrattato l’associazione Palma Vitae dai locali del comune. Il contratto scade nel febbraio 2020.

Sui social però è scoppiato una specie di scandalo, che ha rischiato di dipingere il primo cittadino come una persona insensibile alle donne vittime di violenza.

Intanto però la dottoressa Giusy Agueli, che presiede l’associazione a sostegno della donna, ha comunicato che chiuderà le attività a Castelvetrano.

 

L’equivoco alla base di questa storia gira attorno ai locali (ex Eca) assegnati all’associazione.

Assegnazione che nel febbraio del 2017, non ha riguardato due stanze, come erroneamente si è lasciato intendere, ma soltanto una, quella al piano terra.

Quella da cui Palma Vitae dice di essere stata sfrattata è la stanza del piano superiore, che però non  è mai stata assegnata.

Si tratta di una sala riunioni, per altro comune ad altre associazioni e alla stessa amministrazione comunale, che da tempo era stata occupata abusivamente come laboratorio di cucito.

Trasformata in una sartoria dove lavoravano una decina di donne nella realizzazione di borse (le “Palma bags”) che poi venivano vendute attraverso dei negozi.

 

Il comune ha quindi preteso soltanto il rispetto delle regole, anche nei confronti delle decine di associazioni che da tempo chiedono una sede. Richieste che l’amministrazione, vista anche la situazione di dissesto finanziario, non può certo esaudire, rimandando tutto al vicino 2020.

Alla scadenza dei contratti (nell’edificio ci sono anche stanze concesse ad altre associazioni) infatti, fanno sapere dal comune, verrà fatto un bando di assegnazione dove sarà previsto anche un affitto e le utenze verranno intestate direttamente alle associazioni titolari dei contratti.

 

Poi c’è la storia delle bollette della luce. Le ha sempre pagate il comune ma, dopo che l’utenza era stata staccata per morosità era ovvio che con la riattivazione, le bollette sarebbero state a carico di Palma Vitae. Al massimo, aveva già spiegato il sindaco, il comune si sarebbe fatto carico delle spese di ripristino del contatore e magari anche di quelle per la voltura.

Ma niente da fare, non è stato possibile trovare un accordo che avrebbe potuto permettere la prosecuzione delle attività dell’associazione (almeno al piano terra) fino alla scadenza del contratto, a febbraio del 2020.

 

In un’intervista ad Itacanotizie, la dottoressa Agueli ha detto chiaramente di rappresentare  “un’associazione di volontari ai quali non si può chiedere di pagare l’affitto di una sede o mettersi sulle spalle delle utenze mensili”. E nonostante la consapevolezza che il comune sia in dissesto finanziario, ha aggiunto che la sua condizione è questa.

Peccato però che le condizioni del comune siano diverse. E, se venissero cambiate in favore della dottoressa, costituirebbero un danno erariale, proprio a causa dello stato di default in cui l’ente si trova.

 

In tutto questo però non bisognerebbe sminuire i risultati concreti di Palma Vitae.

Ma per farlo, occorrerebbero dei dati, al di là degli apprezzabili convegni, spettacoli teatrali e presentazioni di libri che l’associazione ha all’attivo.

Per esempio, occorrerebbero i dati degli accessi allo sportello d’ascolto e quelli sul numero degli interventi telefonici. Oppure quelli sulle tipologie di donne che hanno partecipato ai laboratori di cucito: quante vittime di violenza in famiglia, quante economicamente disagiate perché senza lavoro e così via.

Dati che il comune dovrebbe avere. Abbiamo chiesto, ma ci è stato risposto che non ce li hanno.  

E, cosa ancora più singolare, lo sportello d’ascolto non ha mai avuto un numero verde (o anche soltanto un fisso) adeguatamente pubblicizzato.

Insomma, ci saremmo aspettati un numero stampato dappertutto, annunciato dalle radio, presente nei banner dei siti locali. Invece niente, la visibilità di Palma Vitae è sembrata legata esclusivamente agli eventi, certo considerevoli, che hanno organizzato nel corso degli anni.

 

L’impressione però è che la dottoressa Agueli non si sia ancora resa conto che il comune non è più quello di una volta e che non sono più i tempi di Palma Felice, quando con il sindaco Errante la presidente Agueli realizzò un’area giochi attraverso un progetto di democrazia partecipata, dal nome appunto di “Palma Felice”.

I dondoli e gli scivoli di piazza della Repubblica, all’angolo tra la piazza Escrivà ed il Viale Veneto, costarono ai cittadini 20.000 euro.

Certamente un’iniziativa mirabile.

L’area in sé ebbe un costo di circa 14.700 euro.

Mentre, più di 5.000 euro servirono quasi tutti per la sola giornata d’inaugurazione: 2.000 euro per pagare direttamente la dottoressa Agueli per spese di progettazione e tutoraggio e 3.200 euro per le spese vive di “inaugurazione e comunicazione” (spese comunicate sempre da Palma Vitae), con fatture emesse da una società di Palermo.

 

Ecco, quelli erano tempi in cui poteva apparire sensato (certo, sforzandosi un po’) spendere tutti quei soldi soltanto per inaugurare un angolo giochi.

Forse un po’ meno sensato che questa scelta venisse fatta da un’associazione a sostegno delle donne in difficoltà.

Allora però Palma era felice. Oggi lo è un po’ meno, attaccata dal punteruolo rosso del dissesto finanziario del comune.

E allora rimane da chiedersi fino a che punto sia giusto che l’associazione, solo perché non può più avere una sede comunale gratuita con la luce gratis, debba chiudere le attività a Castelvetrano, abbandonando di fatto le donne in difficoltà della loro “amata” città.

Cosa risponderanno alla prossima richiesta d’aiuto? Che hanno smesso per colpa di un sindaco insensibile?

 

Egidio Morici