Un grande classico dei nostri tempi, i meeting sulla mancanza di investimenti in Sicilia.
E' stato questo il tema del convegno organizzato dalla Regione Siciliana dal titolo “Investimenti nel mezzogiorno d’Italia: opportunità di sviluppo”.
Secondo Luca Bianchi di Svimez “è vero che c’è un ampliamento del divario Nord Sud che tende a non ridursi, nonostante questo ci sono tante belle storie di successo. Al sud si può fare impresa e ci sono tutte le condizioni per fare impresa. Il problema è capire se riusciamo a sostenere e ad accompagnare chi riesce a fare impresa nel Sud. Dobbiamo, inoltre, fare politiche di accompagnamento nei confronti dell’Istruzione che è un tema fondamentale. La povertà educativa rischia di essere l’accesso alla povertà economica nei prossimi anni. Questa è un’emergenza su cui concentrare le risorse per ridurre le disuguaglianze”.
Il problema della necessità di un accompagnamento a chi decide di fare impresa al sud e in Sicilia in particolare ritorna nelle parole di Giacomo Gargano di Irfis: “l’Irfis deve stare vicino alle imprese, il Fondo Sicilia ( destinato, come si legge nel sito di Irfis, a imprese di qualsiasi dimensione, anche aventi sede all’estero, operanti in Sicilia) di 84 milioni di euro è importante per tutte quelle realtà imprenditoriali il cui Business Plan ha ragione di esistere nel mercato imprenditoriale ma che purtroppo stanno ai margini del sistema bancario. È un Fondo che ha la finalità esclusiva di aiutare gli investimenti”.
L’ultima battuta è dedicata ancora all’importanza dell’istruzione e a quanto questa possa essere fondamentale per la crescita di una regione come la Sicilia.
“Non ci possiamo permettere di continuare a mandare via il capitale umano dopo averlo formato nelle università” afferma preoccupato l’assessore Lagalla.
Ora, vi chiediamo cari politici siciliani: se siamo ancora qua, nel 2019, a riflettere su quanto sia grave che i giovani lascino il sud Italia; se siamo ancora qua ad affermare quanto la Sicilia offra enormi potenzialità ai giovani imprenditori e agli imprenditori già affermati; se siamo ancora qua a raccontarci che, nonostante tutti i problemi che ben conosciamo, in Sicilia ci sia un fermento creativo e che bisogna aiutare chi fa impresa forse, allora, qualcosa non è andato per il verso giusto. Sbagliamo? Siamo Pessimisti? Magari sarebbe ora di agire invece di organizzare dibattiti e convegni di una giornata.
Il cambiamento è possibile. Quello che ci si chiede però è molto semplice.
Avete veramente voglia di cambiare le cose una volta e per tutte?
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Fare impresa significa creare e dare lavoro. Chiara ha 40 anni ed è di Palermo e ha una storia interessante da raccontare.
Il mio progetto prevede l’apertura di un take-away di cibo indiano a Palermo. Lo staff è composto da personale per lo più indiano e in minima parte italiano. L’intenzione è quella di introdurre in una città a inclinazione turistico-ristorativa e multiculturale come Palermo , una cucina non ancora presente. La formula “take-away” nasce dalla volontà di venire incontro a tutte le tasche e ai tempi frenetici della routine quotidiana. Gli elementi indiani dello staff hanno il compito di preparare e gestire il servizio vero e proprio, la componente italiana si fa carico della soluzione degli aspetti burocratici che lo Stato italiano prevede per l’apertura delle start-up.
Da quanti anni sta provando a fare impresa in Sicilia e a chi si è rivolta per tentare di realizzare il suo sogno?
Ho iniziato ad occuparmi della realizzazione di questo progetto nel lontano 2018 iniziando a capire che tipo di aiuti finanziari potevo ricevere. Ho interpellato diverse banche e infine sono approdata alla Camera di Commercio. I primi incontri avuti con le banche sono stati demotivanti. La mancanza di garanzie ( immobili, conto in banca ecc) mi impediva di avere un finanziamento tale da poter avviare la mia attività. A novembre 2018 inizio presso la Camera di Commercio il corso per ottenere la licenza per la somministrazione di Alimenti e Bevande, li scopro che l’unico finanziamento che potevo cercare di ottenere corrispondeva alla somma di 25.000 euro. Finanziamento emesso dal Mediocredito come strumento finanziario “ a scopo sociale”. Ovvero un aiuto per uscire dalla povertà o se vogliamo per avviare un lavoro autonomo ecco perché non vengono richieste garanzie. Peccato che per poterne usufruire bisogna essere in possesso per lo meno di un contratto d’affitto dell’immobile dove avviare l’attività. Facendo un breve riepilogo per accedere ad un finanziamento bisogna anticipare almeno i soldi dell’affitto , il consulente che segue la pratica e spese varie che non sto qui ad elencare. Come si può pensare di aiutare ad avviare un’attività se prima ancora di iniziare, bisogna anticipare soldi per l’affitto , per il business-plan, per le licenze ecc? Come si pensa di aiutare ad incrementare il lavoro autonomo , data la mancanza di lavoro subordinato se per avere dei finanziamenti vengono richieste garanzie? Posso avere un’idea vincente ma per vicissitudini e ordinarie condizioni di vita posso non avere beni o un conto in banca che mi consente gli aiuti necessari. In sostanza ancora una volta non si premia l’idea o l’innovazione ma chi può accedere a strumenti finanziari per la realizzazione di un progetto.
Secondo lei quali politiche dovrebbe adottare la Sicilia per essere competitiva a livello europeo?
E' l’intero meccanismo che non funziona…faccio un esempio, come futura o teorica imprenditrice , dovrei avviare la mia attività in locale con caratteristiche strutturali e igienico sanitarie precise. In più di un anno di ricerca, rarissimamente ho trovato proprietari di immobili con i documenti a norma , mi sono scontrata con il disinteresse a rispettare le norme in materia, mi sono scontrata con la diffidenza nel sentire la parola start-up. La domanda che solitamente mi veniva posta immediatamente dopo aver parlato di strat-up era: “ok, ma lei ha un garante”? Difficile l’accesso ai finanziamenti, burocrazia eccessiva, prezzi di mercato alti. Ho un’amica che vive in California, lei laureata in Economia alla Cattolica lui, il marito, un ingegnere italiano che lavora alla Silicon Valley, tempo fa mi ha detto: “ Chiara , qui le start-up aprono con la stessa facilità con cui si fa il pane”. A Palermo si panifica almeno 6/7 volte al giorno, forse non sarebbe una cattiva idea.
Francesco Graziano