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08/12/2019 06:00:00

Favignana: l'accusa di disastro ambientale, le reazioni e la difesa della Sea

 Disastro ambientale, è questo il pesante reato del quale devono rispondere Filippo Giuseppe Accardi ed Elisabetta Bonsignore, rispettivamente amministratore unico e procuratore speciale della società elettrica Sea, con sede legale a Palermo.

Il prossimo 26 febbraio, entrambi dovranno comparire dinnanzi al giudice che dovrà pronunciarsi sulla loro richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Trapani.

I due, con le loro negligenze ed omissioni, avrebbero provocato l’inquinamento di una superficie di 94 mila metri-quadri. I fatti, denunciati dal consigliere comunale Michele Rallo anche con un esposto alla magistratura, risalgono al 1980 quando si verificò una perdita di gasolio da un serbatoio della centrale elettrica di contrada Madonna nell’isola di Favignana, gestita dalla Sea.

Accardi, secondo la tesi accusatoria, non avrebbe provveduto ad eseguire il progetto di bonifica, approvato nel 2005 dal Consiglio comunale di Favignana, eseguendo soltanto interventi palliativi con la conseguenza che l’inquinamento che inizialmente interessava una superficie di 1.400 metri-quadri si è esteso a macchia d’olio, coinvolgendo oggi un’area di 94 mila metri-quadri. La grande battaglia contro la centrale elettrica, avviata da Michele Rallo, adesso approda in un’aula giudiziaria. “Si tratterebbe, in caso di rinvio a giudizio, – dice il consigliere comunale che ha manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile – di un processo importante, il primo in Italia per mancata bonifica e disastro ambientale”.

Intanto sono diverse le reazioni sulla vicenda ambientale di Favignana legata alla Sea e al possibile rinvio a giudizio dei suoi amministratori.

Legambiente Sicilia - Legambiente Sicilia chiederà di costituirsi parte civile nel processo che sarà istruito a carico di Filippo Giuseppe Accardi, amministratore della Sea, la società che gestisce la centrale termoelettrica di Favignana.

Le accuse della magistratura sono di una gravità inaudita. Da anni – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia - lottiamo contro questa centrale, anche quando volevano spostarla al centro dell’isola. L’obiettivo è quello di chiudere le centrali a gasolio nelle isole minori, in particolare a Favignana si deve lavorare per realizzare il collegamento a terra con l’elettrodotto e chiudere la centrale che è in mano ai privati e che, come scrivono anche i giudici, ha provocato un inquinamento di dimensioni vastissime”.

Il Partito Demcratico interviene sulla vicende della Sea di Favignana, con una dichiarazione congiunta del Segretario provinciale Marco Campagna e dell’On. Carmelo Miceli:

“Per troppi anni il caso di inquinamento ambientale della centrale termoelettrica di Favignana è stato ignorato. Oggi il danno ambientale - rilevato a partire dal 1980 - è di dimensioni enormi. Per il numero uno di Sea, Filippo Giuseppe Accardi, è stato chiesto il rinvio a giudizio per non aver compiuto le bonifiche necessarie di sua responsabilità, e oggi Favignana si ritrova sia la falda acquifera che l’area marina protetta, inquinate dal petrolio.

Per questo motivo e alla luce della richiesta di rinvio a giudizio, ho presentato una interrogazione in Commissione, per capire se vi siano pericoli per la salute dei cittadini e i turisti che si recano a Favignana, dovuti ad anni di inquinamento. Non possiamo permettere che le nostre bellezze naturalistiche vegano trattate in questo modo. E’ vergognoso che nonostante tutti gli allarmi lanciati in questi anni, la Sea non abbia posto rimedio alla sede inquinante della centrale di Favignana. Ora speriamo almeno che chi ha sbagliato venga punito secondo la legge.”

La difesa della SEA - "La Società Elettrica di Favignana ha avviato da tempo un progetto di bonifica delle falde ambientali nell’isola.L’azienda sta intervenendo secondo quanto stabilito dalla legge e dall’iter amministrativo che prevede il ripristino delle matrici ambientali - si legge in una nota inviata dalla società -." Articolato in due fasi, il progetto prevede la messa in sicurezza della falda acquifera per garantire il mantenimento della situazione attuale e il contenimento dello sversamento. La prima parte prevede l’installazione dell’impianto necessario all’attuazione della seconda parte, ovvero della messa in sicurezza e del ripristino della falda. Successivamente, gli interventi relativi alla seconda parte del progetto riguarderanno invece l’azione di bonifica vera e propria, con il relativo ripristino delle condizioni del sottosuolo.

Le analisi sono già state effettuate da una ditta – affidataria dell’incarico a seguito dello svolgimento di una gara d’appalto condotta ai sensi del “Regolamento sugli appalti per i contratti pubblici” - e da esse è emerso con assoluta chiarezza che nessuno sversamento in mare si è verificato. La popolazione, dunque, non corre alcun rischio per la propria salute".