E’ stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo la sentenza con cui, nel dicembre 2016, il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Marsala Annalisa Amato ha condannato a due anni e mezzo di carcere un uomo di 33 anni (F.A.), di Mazara, processato con rito abbreviato per violenze sessuali sulle due figlie della convivente, maltrattamenti in famiglia e minacce gravi.
L’uomo fu, inoltre, condannato a pagare 15 mila euro ciascuno come risarcimento danni alle due figlie della convivente, che, a differenza della madre, si sono costituite parte civile. I fatti contestati si sarebbero svolti tra il 2012 al 2015. A difendere l’imputato è stato l’avvocato Walter Marino, mentre legali di parti civile sono stati Marilena Messina e Nicoletta Genna. Nel corso del processo, a difendere l’imputato è stata proprio la convivente, che a sorpresa ha dichiarato che le figlie avrebbero raccontato “bugie” e che tutte le accuse sarebbero state studiate a tavolino dai parenti del marito deceduto allo scopo di toglierle le bambine. A queste ultime, proseguì la donna, il suo nuovo compagno sarebbe stato inviso perché l’uomo non avrebbe consentito loro di fare quello che volevano. Ovvero, di uscire di casa, fidanzarsi o frequentare altri coetanei. Una versione a cui, evidentemente, prima il gup e poi i giudici di secondo grado non hanno creduto.