Dopo cinque ore e mezza di riunione, sabato Palazzo Chigi ha dato il via libera, però “salvo intese”, alla nuova norma intercettazioni, che era stata spacchettata dal Milleproroghe e inserita in un decreto legge ad hoc.
Entrerà in vigore a marzo 2020 con alcune modifiche. Il controllo sulle intercettazioni da considerare rilevanti torna nuovamente al pm. Il decreto prevede anche che i difensori degli indagati abbiano accesso alle intercettazioni depositate e che possano estrarre copia degli atti rilevanti.
Anche su input del difensore, il giudice potrà decidere di acquisire o stralciare conversazioni. I trojan (captatori informatici digitali) potranno essere usati per perseguire i reati associativi, con finalità di terrorismo e quelli dei pubblici ufficiali.
Infine i giornalisti che pubblicano intercettazioni non rischiano più di essere incriminati per violazione di segreto d'ufficio, come voleva la riforma Orlando.
Intanto ieri il governo ha posto la questione di fiducia alla Camera sulla legge di Bilancio. Il voto è in programma per oggi: in caso di esito positivo, la manovra risulterà approvata in via definitiva.