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25/12/2019 06:00:00

Sicilia, l'Isola del “Tesolio”. Come è andato il 2019

Si è svolta la tredicesima edizione de L’isola del Tesolio che, a campagna olearia conclusa, vuole fare il punto sullo stato di salute del settore e sulle sfide future che attendono l’olio extravergine d’oliva siciliano.


Rispetto all’annata precedente, la produzione di olio in Sicilia nel 2019 ha registrato un +38% così come riportato dalle indagini delle principali associazioni di produttori. Ma resta “un settore in Sicilia trascurato” ci dice Alberto Pulizzi Direttore dell’Istituto regionale del vino e dell’olio.
Il dato è positivo non solo in termini quantitativi ma anche, e soprattutto, per la qualità riscontrata, ad esclusione delle zone di produzione della Nocellara del Belice che hanno registrato un dato non positivo.


E proprio sulla qualità si è concentrato l’intervento del direttore dell’Irvos: “ è come se la Sicilia non avesse capito ancora che forse la cosa più importante non è solo la quantità ma è la qualità. Con il vino noi non avevamo problemi di quantità ma quando una bottiglia di vino la devi vendere a due euro non ci guadagnerai mai perché la dietro c’è comunque un contadino che ci ha lavorato, c’è un’azienda agricola che ha dovuto produrre quell’uva e portarla in cantina e ci sono dei costi base che se il prodotto non ha il giusto mercato non lo potrai fare. Per questo suggerirei anche e soprattutto la qualità, obiettivo possibile grazie al nostro territorio che può, grazie alle caratteristiche che ha, produrre prodotti di grande qualità. Bisogna, quindi , fare due tipi di riflessione, una è la quantità e una è la qualità, non pensiamo che la quantità ci faccia avere maggiori guadagni perché di solito non è detto che sia così. Poi il mercato comanda e c’è chi troverà l’olio trasparente al supermercato a due euro”.


Durante il convegno si sono affrontati temi importanti per l’industria dell’olio come ad esempio l’utilità dei panel test, un sistema che ha 25 parametri per determinare la caratteristica di un prodotto di cui ventiquattro di questi sono chimico-fisici( parametri che si riscontrano oggettivamente con delle analisi) e poi c’è un’esame organolettico che è il frutto di un assaggio e lì “casca l’asino” - secondo il presidente di Federolio Francesco Tabano- “nel senso che come Federolio riteniamo che il panel test- un meccanismo di controllo usato spesso e volentieri come una clava che non come realmente uno strumento utile a far migliorare la qualità di un prodotto-vada protetto e in qualche modo quasi santificato perché è l’elemento che fatto migliorare negli ultimi anni moltissimo la qualità del prodotto e ha consentito di alzare l’asticella. Però è pur vero che poi questo controllo che avviene deve essere il meno soggettivo possibile, non è ammissibile infatti che lo stesso prodotto analizzato da due laboratori diversi un laboratorio ci dice che il prodotto è eccellente e un altro addirittura ce lo scarta come se fosse un prodotto declassato o declassabile a vergine”.


Quando il legislatore ha messo in pista il panel test- intuendo i rischi derivanti dalla soggettività nel momento della valutazione di un prodotto- aveva previsto tre gradi di rivalutazione. Dopo che si era fatto un panel test se emergeva un presunto difetto c’era la possibilità di rifare delle controanalisi e soltanto se queste fossero state confermate allora si poteva definire il difetto del prodotto e declassarlo. “Tutto questo purtroppo non sta avvenendo” - denuncia Tabano -, infatti “spesso e volentieri ci sono dei laboratori che addirittura rifiutano di fare le controanalisi andando quindi contro la legge che non consentirebbe questo atteggiamento, ultimamente il gruppo dei panellisti, diventato ormai una lobby, si è presentato a Bruxelles e ha fatto varare un regolamento secondo il quale non è più vero che il difetto prevalente deve essere confermato dalle altre controanalisi ma se io trovo un difetto nella prima analisi- ad es.un difetto di rancido- e nella seconda analisi non c’è più questo difetto ma c’è un difetto di muffa e se ne faccio una terza e non ce n’è nessuna di tutte e due ma se ne trova ancora un altro sempre nello stesso prodotto evidentemente c’è qualche problema dalla parte di chi assaggia”.


A chiusura dei lavori è intervenuto l’Assessore alle risorse agricole Edy Bandiera che ha ribadito l’impegno dell’assessorato nel sostenere il settore dell’agricoltura.
L’olio extra vergine siciliano si conferma come una delle migliori produzioni a livello mondiale. L’andamento favorevole del clima in tutta la regione- soprattutto in primavera nel periodo della fioritura- è stato uno degli elementi decisivi per ottenere questo risultato.


Il convegno si è concluso con la consegna dei premi “ Oliva d’Oro- selezione speciale Barbera” destinati alle personalità che, nei diversi ambiti, si sono contraddistinte nella promozione e diffusione della cultura dell’olio extra vergine siciliano.

Francesco Graziano