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03/01/2020 16:00:00

Addio al regista e attore Carlo Quartucci, artefice del teatro sperimentale

 Addio al regista e attore Carlo Quartucci, esponente di punta del teatro sperimentale italiano,  artefice di innovative messe in scena in fabbriche e su strada, è morto all’ospedale San Giovanni di Roma, all’alba di martedì 31 dicembre, all’età di 81 anni. I funerali si sono svolti oggi alle ore 12, nella chiesa della Natività, in via Gallia a Roma.

Nato a Messina il 29 novembre 1938, figlio d’arte (la madre Angela Quartucci, nota come Lina Maschietto, era attrice e il padre Antonio Manganaro era capocomico di una compagnia teatrale siciliana) si trasferisce a Roma alla fine degli anni '50, dove, dopo studi di architettura, pittura e cinema, si dedica al teatro. Nel 1959 esordisce come regista, scenografo e attore in "Aspettando Godot" di Samuel Beckett. Seguono molti lavori teatrali tra cui "C'era folla al castello" di Jean Tardieu (1960), "Le sedie" di Eugène Ionesco (1961) e “Finale di partita” di Beckett (1963).

Tra il 1964 e il 1965 Quartucci si dedica alle "letture-spettacolo" - riporta La Sicilia -  con musiche e proiezioni di diapositive. In quegli anni intraprende una ricerca sul linguaggio della scena integrando nella sua pratica diversi medium come il cinema, il video, il nastro magnetico, la radio e la fotografia.

Nel 1965 realizza l’happening "Cartoteca di Tadeusz Rózewicz" e "Zip Lap Lip Vap Crep Scap Plip Trip Scrap & La Grande Mam" con montaggio scenico e costume di Emanuele Luzzati, presentato al XXIV Festival Internazionale di Teatro di Prosa della Biennale di Venezia. Nel 1966 mette in scena il surreale "La mucca parla a Pasquale" insieme agli operai dell’Italsider di Genova.

Seguono gli spettacoli a teatro "Majakovskij e compagni alla rivoluzione d’Ottobre" (1967), "I testimoni di Rózewicz" (1968), il "Pantagruele" alla radio (1969), il "Don Chisciotte" in televisione (1970), lavoro teatrale di Roberto Lerici presentato alla Biennale di Venezia nel 1969. Nel 1972 ha inizio l’esperienza della compagnia itinerante teatrale "Camion" con Carla Tatò con cui realizza film per la televisione come "Borgatacamion".

Nel 1981 Quartucci promuove insieme a Tatò e a Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Roberto Lerici, Germano Celant, Rudy Fuchs il progetto la "Zattera di Babele", riunendo un gruppo di intellettuali, artisti, e scrittori a Genazzano, con l’obiettivo di sperimentare un linguaggio transdisciplinare. Successivamente, la Zattera di Babele, pur rimanendo con sede legale in Roma, attiva una sede operativa ad Erice in Sicilia, il regista dà vita alle "Giornate delle arti" di Erice che divengono un importante laboratorio di sperimentazione interdisciplinare dei linguaggi artistici.

Nel 1985 "La montagna gialla" di Quartucci viene presentata in prima assoluta in forma di videografia nella rassegna video di Teleconfronto curata da Marco Maria Gazzano e in seguito in forma di video-installazione alla prima edizione delle Giornate delle arti di Erice. Nascono negli anni successivi gli spettacoli: "La favola del figlio cambiato" (1987), "I giganti della montagna" di Pirandello (1989), "Primo amore" di Beckett (1989), "Il giardino di Samarcanda" (1990); "Tamerlano il Grande" di Marlowe (Berlino 1991), "Antigone" di Sofocle (a Segesta nel 1991), "Macbeth" di Shakespeare (1992) e "Il cerchio d’oro dei Macbeth" (1993), "Ager sanguinis" (1995) e "Medea" (1989 e 1998) di Aurelio Pes.

Tra il 1998 e il 2001 Quartucci e gli artisti della Zattera lavorano ai progetti "Il cerchio d’oro del potere" e "La favola dell’usignolo". Nel 2002 Carlo Quartucci è stato insignito della laurea honoris causa dal Dams dell’Università di Torino. Dal 2002 al 2007 insieme a Carla Tatò, altri artisti e istituzioni culturali promuove un vasto progetto teatrale europeo e allestisce il Teatr'Arteria a Roma, ovvero il suo nuovo, così definito, "progetto-spazio".