Chiusa l’indagine ‘Università Bandita’. I pm della Procura di Catania Marco Bisogni, Raffaella Vinciguerra, Santo Distefano e l’aggiunto Agata Santonocito, accusano gli indagati di “associazione a delinquere” al fine di commettere “più delitti di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente con i quali orientavano il reclutamento del personale docente e (non) da parte dell’Università degli Studi di Catania”, e inoltre “abuso d’ufficio, induzione indebita a dare e promettere utilità, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiali”. Secondo i pm i reati sarebbero stati “finalizzati a garantire la nomina come docenti, ricercatore, dottorandi e personale amministrativo di soggetti preventivamente individuati dagli stessi associati”.
Tra gli indagati l’ex rettore dell’Ateneo catanese Francesco Basile, il past rettore Francesco Pignataro, tra i docenti Giuseppe Barone (in quiescenza), Michela Maria Bernadetta Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Giovanni Monaco, Roberto Pennisi, Giuseppe Sessa e l’ex prorettore Giancarlo Magnano di San Lio. Sono questi gli indagati dell’inchiesta condotta dalla Digos della Questura di Catania a cui la Procura ha contestato il reato associativo. Per le altre decine di indagati la posizione è stata stralciata. L'inchiesta ha scoperchiato un sistema ben collaudato. Tra gli indagati eccellenti c’è anche l’ex procuratore Enzo D’Agata, per cui si sta procedendo in maniera separata. E per il bando per una cattedra è rimasto coinvolto nella vicenda anche l’ex sindaco Enzo Bianco e l’ex assessore comunale Orazio Licandro.