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09/01/2020 00:00:00

Scrive Vittorio Alfieri, sulla crisi in Iran e il nostro ministro degli Esteri

 Caro direttore sono le 01.05, i telegiornali notturni e i siti on line, informano che i pasdaran  non hanno tardato nella rappresaglia promessa dopo l'uccisione del generale Solemaini, ordinata da Trump.


Dieci missili terra-aria hanno colpito una importante base americana esistente dalla seconda Guerra del Golfo in Iraq.

La cronaca riporta che il presidente Trump, monitora gli eventi. Sulla sua capacità di discernimento nutro dubbi (eufemismo), nella migliore delle ipotesi ci aspetta una recrudescenza terroristica, ma spero di sbagliarmi.


In tutto ciò che sta accadendo sullo scacchiere geopolitico, si pensi alla Libia, all'invio di truppe turche, alla guerra civile in Somalia e, anche agli attacchi con uccisione di soldati statunitensi in Kenya. In tutto ciò che sta accadendo, l'Italia è assente (nuovamente eufemismo). Ma d'altronde alla guida della Farnesina c'è un novello, che confonde il Cile di Pinochet con il Venezuela e afferma che la Francia è una democrazia millenaria, quando fino al 1789 vigeva la monarchia.

Caro direttore, ho superato il mezzo secolo, mai avrei pensato che al ministero degli esteri avrei rimpianto non Nenni, Moro, il controverso Andreotti , ma, De Michelis. Sì, lui, protagonista della  Milano da bere, durante il suo incarico, c'è stata la caduta del muro di Berlino, prima Guerra del Golfo, dissoluzione della Unione Sovietica. Che dire da, agnostico mi affido agli Dei e, speriamo bene.
Grazie dell'ospitalità

Vittorio Alfieri