Nuova udienza al processo per le firme false del M5S. "Claudia La Rocca con le sue dichiarazioni al pm ha inserito dei tasselli di verità in un puzzle un po’ confuso, ha scoperto tutte le ombre dell’inchiesta che, le dichiarazioni a macchia di leopardo, avevano determinato". E ha "permesso di determinare la svolta delle indagini raccontando le dinamiche, il movente e spiegando ogni passaggio" di quanto avvenuto quella notte dell’aprile 2012 al comitato elettorale del M5S a Palermo".
Lo ha detto l'avvocato Valerio D'Antoni nel corso dell'arringa difensiva del processo per le cosiddette 'firme false' del M5S che vede alla sbarra 14 imputati, tra cui ex deputati nazionali e regionali grillini che nel frattempo hanno abbandonato il Movimento Cinque stelle. Gli imputati rispondono, a vario titolo, di falso e della violazione della legge regionale che ha recepito il testo unico in materia elettorale. La sentenza è prevista il 10 gennaio, appena poche settimane prima del termine di prescrizione.
Secondo la procura, nella notte del 3 aprile 2012 - riporta l'AdnKronos - durante la campagna elettorale per le amministrative di Palermo, al comitato del Movimento furono ricopiate migliaia di firme per provare a rimediare a un banale errore su un luogo di nascita di un sottoscrittore. Il timore era quello di non riuscire più a raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle candidature. Il legale dell’ex deputata La Rocca ritiene che l’imputata meriti l’assoluzione o, In alternativa, "una pena molto più tenue e i benefici previsti dalla legge" perché "grazie alle sue dichiarazioni è stata fatta luce sia unto avvenuto quella notte".
Gli imputati: i depurti nazionali Riccardo Nuti, Giulia di Vita e Claudia Mannino, gli ex deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, la ex collaboratrice del gruppo all’Assemblea regionale siciliana Samantha Busalacchi, gli attivisti Giuseppe Ippolito, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Alice Pantaleone, Antonio Ferrara. Il processo andrà in prescrizione nel prossimo febbraio. Al termine della requisitoria, il pm Claudia Ferrari aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati. La pena più alta, 2 anni e 3 mesi, era stata chiesta per il cancelliere Giovanni Scarpello e l'avvocato Francesco Menallo, mentre un anno e sei mesi, pena più lieve, era stata invocata per l'ex deputata regionale Claudia La Rocca che ha collaborato con gli inquirenti. Per tutti gli altri imputati era stata chiesta la condanna a due anni.