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19/01/2020 06:00:00

Cos'hai in mente Salvini? Un brutto sospetto c'è ...

Eccolo il vero problema: dove vuole andare a parare Matteo Salvini con tutte le sue stupefacenti metamorfosi? Con tutte le sue clamorose sceneggiate? Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche il serpente fa la muta, rinnova la sua pelle, ma sempre serpente rimane. E il capo della Lega in quante mute, in quante felpe e in quante perdite di pelo s'è già esibito e pavoneggiato in vita sua? Da razzista antimeridionale e indipendentista padano a nuovo duce degli italiani, a caccia bramosa di voti anche nel Regno delle due Sicilie. Da idolo degli estremisti di destra e difensore della razza a fervente animatore di un vibrante convegno sull'antisemitismo... organizzato in fretta e furia in prossimità del Giorno della memoria e (per pura combinazione!) anche del voto in Emilia-Romagna. L'ambita regione dove teme di non vincere proprio a causa della sua fama indiscussa di fomentatore di odio.

Ma dopo mille giravolte il lupo sempre lupo è rimasto, capace di azioni deplorevoli come quella di schernire su twitter un giovane “sardino” colpevole solo di essersi impappinato due volte mentre si profondeva in un elogio dei libri e della cultura, nella piazza di un borgo vicino a Bologna. L'eterno lupo, capace di aggredire perfino la Corte costituzionale, definendo “vergognosa” la sentenza che ha spento il sogno leghista di volare sulle ali di un formidabile sistema elettorale maggioritario. Ed è questa la cosa che ci deve preoccupare. E non tanto per il fatto che il Truce si possa considerare oggettivamente vicino alla conquista del potere, quanto perché ancora non sappiamo a quali esiti possa condurre quella sua smania divorante. Eppure un sospetto c'è, ed è molto ovvio e disarmante.

Per intuirlo, dobbiamo spostare il nostro sguardo dall'Italia verso due Paesi dell'Unione europea: l'Ungheria e la Polonia. È qui che si sta consumando il dramma politico che ci deve tutti allarmare. È qui che due capi di governo, Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski, vanno tessendo da tempo la tela di uno Stato autoritario che smantella le fondamenta stesse della democrazia liberale: autonomia del potere giudiziario, libertà di espressione, diritti umani, accoglienza umanitaria. Direte: e che c'entra questo con Salvini? C'entra eccome, perché questi signori sovranisti dell'Est europeo sono in realtà i veri punti di riferimento ideale della politica salviniana (e anche di quella meloniana, tanto per chiudere l'inquietante quadro). In totale dissenso e disprezzo per le critiche e la formale condanna espresse a grande maggioranza anche di recente dall'Europarlamento contro la deriva autoritaria in atto a Budapest e a Varsavia.

In parole povere: il cupo sospetto è che i famigerati “pieni poteri”, che Salvini incautamente invocava la scorsa estate dal Papeete Beach di Milano Marittima, non siano affatto innocue minacce, ridicole sparate da Capitàn Fracassa, fesserie partorite da una sbronza o da un'insolazione. Il sospetto è invece che Salvini stia perseguendo con implacabile determinazione un progetto ben preciso. Quello di svuotare nella sua essenza il nostro sistema democratico, assoggettando la magistratura al governo e controllando davvero tutte le leve del potere. Per trasformarsi in un emulo di Putin, di Erdogan e compagnia bella. Una prospettiva da brivido.
A pensar male si fa peccato?

Selinos