Avevo già una “quasi intenzione” di scrivere quello che penso in merito a questa rivisitazione del personaggio Craxi, e l’articolo di Vittorio mi da una spinta…
Ed eccomi a esternare la mia “distanza” sia dalle sue opinioni monolitiche, sia dai toni morbidi con cui la vicenda Craxi è stata trattata nei vari programmi televisivi .
Io ho percepito lo sgradevole tanfo del “timore reverenziale” nei riguardi dei burattinai di mani pulite, mentre il giornalismo televisivo presentava lo show della memoria di un personaggio che, a mio giudizio, merita ben altro che una spolverata ipocrita di zucchero a velo. Secondo me dovremmo stare attenti a non usare il termine “revisionismo” con il tono pregiudizioso di chi, nella rivisitazione, vede solo una disonesta riabilitazione di personaggi non meritevoli, funzionale a eventuali sviluppi in atto.
La storia non si può raccontare mentre i fatti avvengono. Il cronista non è lo storico. La storia, quando è raccontata con onestà, rende quella che in fotografia si chiama “profondità di campo”, quella condizione in cui i fatti avvenuti alla luce dei riflettori risultano connessi a ciò che agiva dietro le quinte, all’ombra di un’informazione manipolata dai poteri in gioco, e dallo tsunami emotivo delle masse che, sempre, e troppo facilmente, cascano nella trappola dell’odio indotto a discapito della capacità di analisi. Purtroppo il nome di Craxi è rimasto tristemente coniugato a quello di Tangentopoli ( così come la parola “socialista” è diventata sinonimo di ladrone, anche se senza l’imprimatur dell’Accademia della Crusca). Ma c’è un altro termine che completa il trittico, la “forza riequilibratrice” che impone la luce della giustizia laddove la corruzione aveva portato tenebre e marcescenza. E questo termine è “MANI PULITE” (…suona quasi come Allelujah, gloria nell’alto dei cieli!). Mi da enormemente fastidio che non si parli di Craxi in modo “totale”, cioè dicendo, nel bene e nel male, tutto ciò che era, tutto ciò che ha fatto, tutto ciò che ha rappresentato, e soprattutto ciò che aveva intenzione di fare. Non è difficile, oggi tutti noi disponiamo di mezzi rapidi ed efficienti per recuperare le informazioni necessarie. Certo non sarà divertente quanto leggere delle gesta eroiche del super-umano Ronaldo, ma con un po' di buona volontà potrete recuperare una visione oggettiva, laica e “non romantica” di quell’argomento battezzato col nome di “finanziamento illecito dei partiti”.
Ve lo devo dire io che DC e PCI non avevano bisogno di ricorrere a tecniche “sottobanco” perché rappresentavano Capitalismo atlantico e Comunismo Sovietico, ed erano quindi pasciuti (alla luce del giorno i primi, segretamente i secondi)? I partiti minori, socialisti, liberali, repubblicani etc, dovevano provvedere attraverso modalità ipocritamente considerate“illecite” nel senso che tutti sapevano, nessuno si lamentava e soprattutto nessuno denunciava. Era un sistema. Se davvero avessimo voluto vivere nella legalità in un sistema che non tollera il “sottobanco”avremmo dovuto fare una cosa molto semplice: regolamentare. Una bella legge che regolamentasse il finanziamento ai partiti, specialmente all’indomani della caduta del muro di Berlino, giorno in cui anche DC e PCI assistono al drammatico chiudersi dei rubinetti americani e russi. Il fatto è che noi italiani non siamo troppo portati per scendere in piazza a reclamare diritti e cambiamenti, siamo molto più bravi a lanciare monetine. Ditemi dunque, l’operazione “Mani Pulite” è servita a trasformare l’Italia da un paese corrotto a un paese candido? Il pull dei magistrati alchimisti, il corrotto in galera e il santo in Parlamento? Non mi sembra che il post-mani pulite sia andato così bene. Il fatto è che quell’operazione da tutti conosciuta come Mani Pulite avrebbe dovuto chiamarsi “Craxi fuori dai giochi”. Perché? Ma non ricordate? Non ricordate il vergognoso caso “Enzo Tortora”? Craxi fornì il principale appoggio politico a quel referendum che avrebbe tolto ai magistrati l’impunità sia in termini di carriera che in termini economici. La DC in quell’occasione giocò vigliaccamente il suo ruolo, piegandosi alle spinte lobbistiche che determinarono elezioni anticipate pur di “rimandare” il referendum.
Ma il Referendum ci fu e il risultato fu schiacciante: l’80 per cento degli italiani votarono contro l’impunità dei magistrati. Ecco come Craxi si guadagnava inimicizie e vendette. E non è tutto, non avrete mica dimenticato Sigonella? Davide fronteggia Golia, impavido, non ascolta i consigli degli amici, va dritto per la sua strada… e vince! Ecco cosa succede quando un buon dosaggio ormonale si allinea con intelligenza e capacità. Che insolente. Vendetta numero due (vendetta doppia, perché in quell’episodio non è in gioco solo l’orgoglio del Presidente degli USA, ma anche quello dei Servizi israeliani, la vittima dei terroristi a bordo dell’Achille Lauro non era un semplice cittadino degli Stati Uniti. Cercate… e troverete). E il suo progetto di nazionalizzare la Banca d’Italia? Le banche sono state “controllati e controllori” e lo sanno bene quei risparmiatori che oggi piangono i loro risparmi di una vita.
Se la Banca d’Italia fosse stata strappata ai banchieri e data agli italiani, oggi si piangerebbe qualche lagrima in meno. Vendetta numero tre. E ci sarebbe tanto da aggiungere, ma l’argomento “Craxi fuori dai giochi” merita più spazio di quanto se ne possa chiedere. Chi vuole vedere le cose con distacco, può farlo, disattivando quella memoria emotiva che ci riconduce all’entusiasmo ingenuo che abbiamo vissuto nel ’92, quando ci hanno fatto credere che era arrivata la squadra delle pulizie e che da allora saremmo stati governati tra trasparenze e profumi di gelsomino. Bettino Craxi non era sicuramente un santo (ne conoscete qualcuno che abbia avuto a che fare con la politica? Anche Publio Cornelio Scipione detto l’africano fu processato per corruzione)ma diede prova, con fatti non negabili, che il suo agire derivava da un’idea di “Stato” che si metteva di traverso rispetto agli obiettivi di poteri di cui oggi, molto più di vent’anni fa, possiamo percepire l’espressione schiacciante.
Massimo Cardona