Il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, già condannato all’ergastolo, nel corso della sua deposizione al processo sulla “‘ndrangheta stragista”, in cui é imputato, ha invitato, nella sua deposizione in videoconferenza, il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, pm d’udienza, ad indagare sulle vicende del suo arresto “perché potrete scoprire – ha detto – anche i mandanti delle stragi degli anni ’90“.
“C’erano imprenditori di Milano – ha aggiunto Graviano – che non volevano la fine degli attentati”. Il processo riprenderà il prossimo 7 febbraio.
Improvvisamente il boss delle stragi decide di parlare e lancia messaggi. Dopo 26 anni di «carcere duro» Giuseppe Graviano — l’uomo che custodisce i segreti dei rapporti tra mafia e politica mentre Cosa nostra disseminava l’Italia di bombe, tra il 1993 e il ‘94 — incrina il muro di silenzio: per la prima volta accetta di rispondere all’interrogatorio del pubblico ministero e dei giudici, pronunciando frasi che sanno di avvertimento.
Nonostante le innumerevoli sentenze che lo hanno individuato come uno dei principali responsabili della stagione di sangue che nei primi anni Novanta ha terrorizzato la Sicilia e la penisola, Giuseppe Graviano prova a raccontare un’altra versione della storia. A Reggio Calabria, dove è imputato al processo ‘Ndrangheta stragista, il boss di Brancaccio, fa lo show.
Se la prende con i collaboratori che hanno parlato di lui, si arrabbia con il magistrato che lo interroga, dà istruzioni su come avrebbero dovuto essere condotte le indagini, si racconta vittima di una macchinazione. Per il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, che ha coordinato l’inchiesta, Graviano, insieme al mammasantissima calabrese Rocco Filippone è il mandante degli attentati contro i carabinieri, costati la morte ai brigadieri Fava e Garofalo e gravi ferite ad altri quattro militari, con cui la ‘ndrangheta ha partecipato alla stagione degli attentati continentali fra il ’93 e il ’94.
Ma sono “tutte bugie” a detta di Graviano, “anche l’ordinanza è tutta sbagliata” e “tutte false” le concordanti dichiarazioni dei collaboratori, come i siciliani Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, come dei calabresi Nino Lo Giudice e Consolato Villani.
Ma ha aggiunto anche dell'altro, rivolgendosi a Lombardo: "Se lei andrà ad indagare sull'arresto condotto nei confronti di Giuseppe e Filippo Graviano scoprirà i veri mandanti delle stragi. Scoprirà chi ha ucciso il poliziotto ucciso insieme alla moglie, Agostino. Scoprirà la verità su tante cose. Però i carabinieri devono dire la verità".
E poco dopo ha lanciato un altro messaggio sibillino: "C'era un imprenditore di Milano che aveva interesse che le stragi non si fermassero. Chi me lo ha detto? Me lo ha riferito nel carcere di Spoleto (tra il 2006 ed il 2007) un altro detenuto napoletano. Si evince dalle intercettazioni ma non mi chieda di dire il nome perché non farò nessun nome. Non mi sembra corretto e rispetto le confidenze che ho".