Un detenuto, ristretto nelle carceri di Favignana, è stato trovato in possesso di un telefonino. Si tratta di un italiano che godeva del beneficio di poter lavorare all’esterno. Quando gli agenti hanno scoperto che stava parlando, ha tentato di disfarsi del telefonino. Poi, però, ha ammesso le proprie responsabilità.
. “Purtroppo, - dice Gioacchino Veneziano, segretario regionale della Ulpa -questi tipo di comportamento dei detenuti che fruiscono dei benefici della legge “Gozzini” a seguito della bocciatura di un paio emendamenti presentati dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Basentini al passato governo “gialloverde” al fine di modificare il codice penale non sono perseguibili penalmente”. “Siamo convinti, - aggiunge Veneziano - che l’uso dei telefonini fraudolenti a cura dei detenuti sia essi rinchiusi in carcere, che fruitori dei benefici penitenziari deve essere annoverato come reato, per evitare che le comunicazioni possano portare a riprendere i collegamenti con le associazioni criminali e continuare a delinquere, vanificando e quindi prendendosi gioco dell’opera di rieducazione che impegna non solo uomini e donne della Polizia Penitenziaria, ma pure ingenti fondi economici messe a disposizioni dai vari enti”.