Domenica si è votato in Calabria ed in Emilia Romagna, il Pd esulta e si sente al riparo da ogni ulteriore scossone elettorale.
Quello che non dice è che si tratta di una vittoria di Pirro, i dati non sono confortanti, il ventaglio entro cui ci si è mossi e che ha portato Bonaccini alla vittoria ha prodotto uno scarto di appena 7 punti percentuale. Questo significa che la Lega di Matteo Salvini ha rosicato elettorato, se il Pd è al 30% così come la Lega la vittoria è solo in chi la urla, non nei dati.
Certo, governa chi anche ha un solo voto in più ma non fare le analisi potrebbe essere come mettere la testa sotto la sabbia.
In Calabria il centrodestra vince con una forzista doc, Jole Santelli, e stacca di tanto il candidato di centro sinistra, Callipo.
“Viva Jole!​ Possiamo ritenerci più che soddisfatti, perché abbiamo aumentato complessivamente i nostri voti in tutta Italia. Abbiamo conquistato la Calabria con la nostra icona, una delle personalità politiche in cui tutta Forza Italia ha sempre creduto, la nostra 'Berlusconi calabra'. Ripartiamo da qui, critiche e polemiche a dopo. Oggi si festeggia!". Così il commissario regionale di Forza Italia in Sicilia e presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè.
Che fine hanno fatto i Cinque Stelle? Sono scomparsi. Il loro elettorato, che non è mai stato fidelizzato ma improvvisato e fluido, si è spostato, in Emilia Romagna a sinistra, in Calabria a destra.
Questo significa che la democrazia è ancora in bilico, non è salva e soprattutto che uno dei partiti di governo, che non esiste più sui territori, vanta ben 11 Ministri.
Si torna al bipolarismo perfetto? Può darsi.. I grillini hanno iniziato la loro filastrocca: si tratta di elezioni regionali che nulla hanno a che fare con quelle nazionali. Le personalizzano a convenienza e se è il caso a vocazione governativa.
La Waterloo dei Cinque Stelle ci racconta di una Italia molto lontana dal 4 marzo del 2018, si erano etichettati né di destra né di sinistra, adesso non hanno più bisogno di cercare una loro identità, semplicemente non esistono.
A vincere in Emilia è Bonaccini, meno i partiti. Il Pd viene raggiunto dalla Lega che fino a qualche anno fa non esisteva nemmeno, il consenso finisce direttamente sul neo governatore.
Se al Sud il Pd non convince, e men che meno i Cinque Stelle , si evidenzia per i dem il necessario ricambio della classe dirigente.
A leggere i risultati e a fare una attenta analisi è l’assessore trapanese Dario Safina: “Come detto dal mio amico Ministro Giuseppe Provenzano, chi aspettava la morte della sinistra dovrà ancora attendere. Ci siamo, stiamo cercando di mettere in campo un nuovo dinamismo, che ci consenta di recuperare la credibilità che avevamo perso negli anni passati. Questo in Emilia Romagna è sicuramente stato più facile grazie alla credibilità del gruppo dirigente locale e del candidato presidente, che in questi anni ha prodotto, in termini di qualità della vita, risultati encomiabili.
Grazie a questo, a mio avviso, è stato possibile recuperare il consenso perso dai Cinque Stelle, che - nella terra che li aveva visti nascere - hanno ottenuto un pessimo risultato, meno del 5%.
Dinnanzi a questo dato di fatto, però, se ne affianca un altro. Quello delle elezioni calabresi dove, nonostante qualche accenno di ripresa, il consenso perso dai Cinque Stelle non viene intercettato dal PD bensì da tutto il centro destra: anche Forza Italia, quasi scomparsa in Emilia, ottiene ottimi risultati, tenuto conto che vi erano anche le liste civiche ad essa legate. Cosa significa ciò?
A mio avviso, la differenza è da rintracciarsi nella credibilità dei gruppi dirigenti, nella capacità di essi d’essere in sintonia con le esigenze del territorio, con la voglia di costruire un partito che non sia la brutta copia di comitati di potere. In Calabria, come nel resto del mezzogiorno, per vincere si sono aggregati gruppi di potere e non si è costruita una moderna sinistra, capace di vincere la sfida del rilancio di terre bellissime, partendo dalla voglia di cambiamento, piuttosto che dai potentati. Ebbene, all’interno dei congressi che presto verranno celebrati, questa dovrà essere la sfida che dovrà lanciare chi vuole una sinistra forte e credibile al Sud”.
Commenta i risultati pure il segretario regionale del PSI, Nino Oddo: “ Salvini non sfonda. Rimane il fenomeno politico del momento, ma questa terza Repubblica ci ha insegnato che la luna di miele con l’elettorato ha tempi molto più limitati del passato. La migliore dimostrazione è il crollo verticale dei Cinque Stelle, che vpassano dal 40 al 3,5 per cento in meno di 2 anni. A dimostrazione che passare dalle chiacchiere mediatiche al confronto reale con i problemi con una classe dirigente raccogliticcia e senza un solido substrato programmatico risulta velleitario. Riprendono vigore i partiti strutturati sul territorio come il Pd. Il centrosinistra rimane in convalescenza ma ora potrebbe avere il tempo per elaborare una proposta politica da presentare fra un paio di anni agli italiani. I socialisti potrebbero conquistare dopo anni di assenza un seggio in Emilia Romagna, e comunque si difendono meglio degli altri piccoli. Di questi tempi bisogna sapersi accontentare...”.
Soddisfazione in casa Forza Italia per Marco Falcone, assessore regionale alle Infrastrutture: “Il dato che ci consegnano queste elezioni regionali dimostra che Forza Italia rimane un punto di riferimento cruciale nel panorama politico italiano, ancorché il magro risultato in Emilia Romagna, causato dalla forte emorragia di alcuni mesi fa. Sono però molto significativi i numeri della Calabria: Forza Italia è il secondo partito della Regione, superando abbondantemente le due cifre, dato a cui almeno si deve aggiungere quello della lista civica della presidente Jole Santelli”.
Cresce il partito di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia ha raggiunto una percentuale a due cifre, non passa inosservato il risultato per il responsabile provinciale trapanese, Maurizio Miceli: “Queste elezioni regionali hanno un valore storico, segnano infatti il ritorno in Italia al bipolarismo tra centrosinistra e centrodestra, schieramento questo che vede l’affermazione di Fratelli d’Italia, in grado di raddoppiare i propri consensi e di candidarsi a diventare il terzo partito italiano.
La bravura e caparbietà dei nostri candidati, la grande capacità di rilanciare un ambiente politico manifestata dalla nostra leader, onorevole Giorgia Meloni, il tutto all’insegna della coerenza, nelle proprie posizioni politiche e nei propri ideali, sono gli elementi vincenti che declineremo anche alle ormai prossime amministrative di Marsala!”.
Per Bartolo Giglio, responsabile provinciale della Lega, la lettura della competizione elettorale vale come confronto con l'elettorato: “Lo sono stati, in modo diverso, i turni di Emilia Romagna e Calabria. In Emilia Romagna la Lega è riferimento per alcune fasce sociali importanti per la vita della regione: imprenditori, area del pubblico impiego, casalinghe. La sinistra ha dovuto battere con ausili esterni (sardine) aree dell' elettorato che gli stavano sfuggendo: operai, giovani e pensionati per mantenere​ la storicità della sua presenza in quella regione. Ma anche in quelle categorie noi abbiamo conquistato nostri spazi di consenso. Sappiamo di aver fatto bene il nostro compito e di rappresentare oggi in quella regione, fatto nuovo, categorie che prima avevano trovato scarsa attenzione dalla politica. Serve meno parlare della Calabria dove ci apprestiamo a governare in questa formula vincente dopo piazza San Giovanni a Roma: il centro destra unito.
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Rimaniamo al centro della politica italiana e ci attribuiamo il merito di aver spazzato le tracce di antipolitica raggruppate sotto le insegne dei 5 stelle. In un ottica bipolare, che è la novità vera di queste elezioni, siamo parte attiva del centro destra e ci apprestiamo a guardare agli appuntamenti elettorali che verranno per viverli in mezzo alla gente come quello appena trascorso”.
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