Si svolgerà questa mattina ad Erice, con inizio alle ore 9:30, la manifestazione "Le strade dell'Antimafia". L'evento avrà luogo presso il Centro Sociale "Peppino Impastato" in memoria dell'agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, ucciso dalla mafia il 23 dicembre del 1995, davanti all'abiazione dei suoceri nella frazione di Palma.
Il convegno vedrà la partecipazione di Claudio Fava, del magistrato Roberto Piscitello, del sindaco di Erice Daniela Toscano, del segretario regionale della Uilpa Gioacchino Veneziano, della moglie di Montalto Liliana Riccobene e di Giovanni Impastato, il dibattito sarà moderato dal giornalista Rino Giacalone.
Intitolazione del piazzale - Alle 12,00 si terrà poi la cerimonia di intitolazione a Giuseppe Montalto del piazzale antistante il campo Coni. La Piazzetta si trova nei pressi del campo Coni, nei pressi della casa di reclusione “Pietro Cerulli”. La richiesta al Comune di Erice di intitolare una piazza all'agente Montalto era giunta nei mesi scorsi dal segretario regionale della Uilpa, Gioacchino Veneziano e subito accolta dall'amministrazione Toscano.
Agli oganizzatori della manifestazione in memoria dell'agente Montalto, è giunto il saluto e il ricordo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: "Grazie all'intitolazione della piazza Giuseppe Montalto - afferma il ministro Bonafede - anche le nuove generazioni conosceranno la storia di quest'uomo che ha compiuto il proprio dovere fino alle estreme conseguenze. Nell'esprimere la mia vicinanza alla famiglia di Giuseppe Montalto, rivolgo un grazie di vero cuore all'intera squadra del Corpo di Polizia Penitenziaria che ogni giorno, assicura un contributo fondamentale alla difesa della legalità e alla sicurezza di tutti i cittadini".
Chi era Giuseppe Montanto - Era un agente scelto della Polizia Penitenziaria. Nato a Trapani il 14 maggio del 1965, prestò servizio per vari anni nel carcere “Le Vallette” di Torino, prima di essere trasferito, nel 1993, a Palermo, nella sezione di massima sorveglianza dell’Ucciardone, quella destinata ai criminali mafiosi.
In quegli anni i boss dell’Ucciardone non solo continuavano ad ostentare ostilità e avversione nei confronti dello Stato ma anche in carcere continuavano a recitare la parte dei capi: scrivevano e spedivano i loro ordini attraverso i pizzini, che riuscivano ad oltrepassare le sbarre di ferro dell’Ucciardone e a dettare ancora legge nel mondo. Giuseppe Montalto trovò per puro caso uno di questi pizzini indirizzati al boss Graviano, a Mariano Agate e Raffaele Ganci. Lo sequestrò e denunciò subito l’accaduto. Cosa nostra lo fece uccidere, il 23 dicembre del 1995.
Giuseppe, uomo dello Stato e padre di trent’anni, non si aspettava certamente di essere ucciso alla vigilia di Natale, davanti agli occhi esterrefatti della moglie e della figlioletta di pochi mesi. Fu ammazzato dal sicario di fiducia della mafia, il valdericino Vito Mazzara.
La sua morte un regalo per i boss... - Montalto fu ucciso perché i mafiosi trapanesi, racconteranno poi i pentiti, volevano fare avere un regalo ai mafiosi detenuti al 41 bis: e lui era inviso alla mafia perché aveva fatto fino in fondo il suo dovere. Mandati dell'omicidio sono stati riconosciuti il super latitante Matteo Messina Denaro con il capo mafia trapanese Vincenzo Virga e il boss palermitano di Resuttana Nicolò Di Trapani. Il delitto fu deciso nel corso di un summit di mafia a Salemi, come ha raccontato il pentito Milazzo, queste furono : le parole dei boss: “Dobbiamo vedere di fare il più presto possibile, così per Natale ci facciamo un regalo a qualche amico che è in carcere…”.