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29/01/2020 06:00:00

Mafia: chi è Francesco Burzotta, referente a Mazara del clan catanese dei Mazzei

 Chi è Francesco Burzotta, il mazarese arrestato nell’operazione antimafia “scirocco” del 20 gennaio scorso e che ha portato all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 28 indagati: 10 in carcere, cinque agli arresti domiciliari e otto misure interdittive.

Burzotta secondo gli inquirenti sarebbe il referente, terminale e uomo rappresentante del clan Mazzei di Catania in grado di garantire l'alleanza tra le famiglie mafiose di Mazara del Vallo e di Catania. Inoltre per gli investigatori, il ruolo e il contributo di Burzotta è apparso fondamentale «per assicurare la stabilità degli approvvigionamenti di carburante da parte del deposito mazarese della Pinta Zottolo spa, uno dei depositi fiscali di carburante più importanti della Sicilia con una capacità di stoccaggio di circa 4 milioni di litri di oli minerali, in grado di fornire buona parte flotta peschereccia mazarese.

Francesco Burzotta, imprenditore edile, classe ’60, è fratello di Diego Santino Burzotta, "uomo d'onore" della "famiglia" mafiosa mazarese che faceva capo al defunto boss Mariano Agate e di Giuseppe Burzotta detto "pupu niuru", già consigliere comunale, destinatario di misura cautelare per associazione mafiosa, per aver curato all'interno dell'amministrazione comunale di Mazara del Vallo e per conto dell' organizzazione mafiosa la gestione degli appalti pubblici. Da questa accusa venne poi assolto; e lo stesso Francesco Burzotta è stato anch'egli destinatario di misura cautelare emessa nei suoi confronti a seguito di decreto di fermo per omicidio, misura poi revocata per il venir meno del quadro indiziario grave.

Burzotta non è nuovo in alcuni affari poco trasparenti nel settore carburanti, nel 2001 rimase coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco assieme al fratello Piero e il cognato Gaspare Giacalone. Altra indagine in cui è rimasto coinvolto e che lo vede sotto processo a Palermo è quella del gennaio 2018 quando fu sottoposto ad obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Misura poi annullata dal Riesame. Anche in quel caso con l’utilizzo di alcuni prestanome e distributori di carburanti, era stata messa su una frode
fiscale su fatture emesse per operazioni inesistenti per quasi 38 milioni di euro e mancato incasso di Iva per quasi 7 milioni. Allora ci furono 43 indagati, nove arresti, due in carcere e 7 ai domiciliari e a Palermo vennero sequestrati 5 distributori di carburanti, per trasferimento fraudolento di valori, frode in commercio e fiscale.

Per quel che riguarda la società “Pinta Zottolo”, amministrata dal mazarese Salvatore Pinta, indagato nell’operazione “Scirocco”, finì già nel mirino della Procura di Marsala nel 2016 per associazione per delinquere e contrabbando di prodotti petroliferi. Le indagini delle Fiamme Gialle fecero scattare gli arresti domiciliari per cinque persone ed anche all’epoca fu riscontrato il collegamento tra gli imprenditori di Catania e quelli trapanesi.