Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
31/01/2020 21:20:00

Rifiuti in Sicilia, il capo della Dia Governale: "La situazione prima o poi esploderà"

 Una situazione che prima o poi, esploderà, quella dei rifiuti in Sicilia. "In Lombardia ci sono 13 termovalorizzatori e in Sicilia invece zero", così il direttore della Dia, il palermitano Giuseppe Governale, a “Uno Mattina” lo scorso 21 gennaio. Il capo della Direzione investigativa antimafia spiega chiaramente quale sia la causa principale dell'emergenza continua che regna sull’Isola.

Governale, ricorda che la questione rifiuti in Sicilia  è questione annosa, “già nel 1979 Sciascia diceva: Palermo ha l’immondizia alle ginocchia e la mafia alla gola. Ora – spiega il capo della Direzione antimafia – probabilmente Palermo non ha più la mafia alla gola, ma ha l’immondizia alle ginocchia”. Nella Relazione della Dia, presentata alla Camera dei deputati, è stato inserito proprio un focus su “Mafia e rifiuti”: “L’ho fatto realizzare per rendere evidente una situazione che è già drammatica, ma può diventare catastrofica nei prossimi anni”. “Quello dei rifiuti – afferma Governale – è un ambito in cui le mafie crescono e si sviluppano. Un mafioso trent’anni fa disse in dialetto siciliano ‘Trasi munnizza e nesci oro’. Queste cose la mafia le sa perfettamente e le declina su tutto il territorio nazionale”.

“In Sicilia – si legge in un passaggio della Relazione della Dia relativa al primo semestre 2019 – l’infiltrazione nel settore dei rifiuti si realizza ancora oggi in vari modi: nella maggioranza dei casi, attraverso il diretto affidamento, da parte degli Enti locali, dei servizi di raccolta, trasporto, trattamento e conferimento (cioè l’intera filiera) a ditte e società riconducibili ad affiliati a Cosa nostra e, in taluni casi, alla stidda; in altre circostanze, le consorterie ricorrono a pratiche estorsive e/o intimidatorie nei confronti delle imprese ‘sane’ che vengono ‘fidelizzate’, in modo da acquisirne il controllo”.