Matteo Salvini andrà a processo per sequestro di persona aggravato per aver impedito per più di tre giorni lo sbarco di 131 persone tratte in salvo nel Mediterraneo dalla nave della Marina militare Gregoretti.
L’aula del Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leader leghista presentata dal Tribunale dei ministri di Catania. L’ordine del giorno presentato da Forza Italia e da Fratelli d’Italia, che puntava a ribaltare la decisione della Giunta per le immunità – e quindi a negare la richiesta dei magistrati siciliani – è stato respinto con 152 no, 76 sì e nessun astenuto.
I senatori della Lega non hanno partecipato al voto, uscendo dall’aula. Contro l’ordine del giorno hanno votato Pd, M5s, Italia Viva e Leu. Prima del voto Salvini ha preso la parola e ha detto: «Ho difeso la patria. Non voglio un premio ma se ci deve essere un processo che ci sia. Non ho agito da solo. Tutti sapevano che avremmo fatto di tutto per bloccare gli sbarchi dei clandestini. E l’abbiamo fatto per più di un anno con gli amici dei 5 Stelle». Poi, rivolto ai banchi della maggioranza: «Posso dire che mi fate veramente pena?».
Sul Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini spiega cosa succede a questo punto: «La parola passa al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. E in quella sede si aprirà una fase nuova e tutt’altro che scontata. Il magistrato aveva infatti sollecitato l’archiviazione dell’inchiesta nei confronti dell’ex ministro dell’Interno ritenendo che non ci fosse stato alcun sequestro dei 131 migranti a bordo della nave militare Gregoretti che nel luglio scorso li aveva soccorsi ma poi era stata bloccata proprio da Salvini per giorni. Il tribunale dei ministri ha invece ritenuto che il divieto allo sbarco fosse una violazione penale e ha trasmesso gli atti a palazzo Madama. Inoltre, dopo il sì dell’aula di Palazzo Madama si dovrà stabilire se quella di Salvini sia un’imputazione “coatta”, dunque i magistrati debbano obbligatoriamente sollecitare il rinvio a giudizio. O se invece potranno chiedere nuovamente l’archiviazione. In ogni caso non sarà il tribunale dei ministri a decidere ma il giudice per le indagini preliminari». Se dovesse arrivare in tribunale, per Salvini la pena massima sarebbe di 15 anni.
«Questo dimostra che nessuno può sottrarsi alla legge? Forse. Ma è difficile negare il senso di una decisione che s’intreccia con la politica e non potrebbe essere altrimenti. Certo, il merito della vicenda Gregoretti era perfetto per mettere alle corde il leader della Lega e tuttavia la prevalenza del calcolo politico sulla valutazione giudiziaria è palese. Prova ne sia che i senatori Cinque Stelle, silenziosi, tranne rare eccezioni, quando il Viminale impediva lo sbarco, ieri hanno votato compatti contro il ministro che allora sostenevano con i loro voti. E resta ancora da dimostrare che Salvini abbia agito di propria iniziativa all’insaputa del resto del governo» così Folli su Repubblica.