La Mafia cambia pelle. Sul modello catanese si è trasformata in una grande impresa, potente ed organizzata, insinuandosi silenziosamente nel tessuto economico. Un’analisi profonda ed arguta, che racconta con coraggio la metamorfosi di un’organizzazione criminale, che “oggi si nutre di concorso esterno”. Il magistrato Sebastiano Ardita, membro del Csm di Autonomia e Indipendenza, traccia l’evoluzione di un sistema che non si fonda più su omicidi, violenze ed intimidazioni, ma corruzione e collusione. “Cosa nostra S.p.A.” edito da Paper First, è l’ultimo saggio del procuratore siciliano che prosegue dopo “Catania Bene”, nello svelare il governo mafioso pronto a dare l’assalto a finanza e politica.
Dieci capitoli che ripercorrono le tappe di una storia criminale e violenta che ha marchiato a sangue la Sicilia caratterizzando uno dei periodi più bui della storia italiana. Ricordi, aneddoti, racconti, riferimenti ad inchieste giudiziarie che hanno messo alla sbarra i potenti di “Cosa Nostra”, animano il libro che descrive le diverse caratteristiche della mafia e le sue mutazioni. “Dopo le stragi del 1992, scrive Ardita, Cosa nostra ha cambiato pelle. È scesa a patti con la politica lasciandosi alle spalle la stagione del sangue e delle morti eccellenti. E così ha riorganizzato le proprie fila secondo il “modello catanese” dove mafia e Stato vanno da sempre a braccetto.
Niente più omicidi ma ricerca di nuove relazioni. Mentre si sono ridotti i fenomeni mafiosi visibili, si sono invece moltiplicate e fatte più aggressive le espressioni antimafiose. Nasce così Cosa nostra SpA, che incrocia il suo enorme fatturato con gli interessi dei colletti bianchi che governano multinazionali, enti e istituzioni pubbliche”. Nel saggio, il magistrato siciliano, dedica anche un capitolo al modello Montante: “Che dietro l’antimafia si muova la mafia – come abbiamo visto – è raro ma possibile. Più spesso può accadere che dietro l’etichetta antimafia non si muovano i mafiosi, ma veri e propri gruppi di potere, intenzionati a modo loro a contrastare alcune forme di criminalità mafiosa. Ma questi non hanno niente da spartire con l’antimafia, intesa nel senso di movimento antagonista e di denuncia delle oscure trame che legano la mafia e i poteri”. Ardita senza paura, svela anche verità scomode e spesso taciute: “pezzi di istituzioni e di economia da sempre hanno tenuto in piedi Cosa nostra e le sue ambizioni di potere”.
Anche alla città di Messina è riservato un lungo capitolo: “dalla punta della Trinacria lezioni di mafia invisibile”, in cui analizza il tessuto economico – sociale, tracciando l’identikit di clan e imprenditori coinvolti in recenti vicende giudiziarie. Ardita scrive: “l’imprenditore Biagio Grasso ci chiama dal carcere e ci comunica che ha deciso di collaborare con la Giustizia. La Sicilia che ha da temere trema”. Il resto è storia che verrà”. Non è solo un libro di mafia, ma una lettura illuminante, in cui traspare l’uomo ed il magistrato.