False informazioni al pm è l’accusa dalla quale deve difendersi, davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone, il capitano della Guardia di Finanza Donato Niro. Un’accusa dalla quale era stato prosciolto a fine giugno 2017 dal gup Vito Marcello Saladino (non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”), ma che vide il ricorso in Cassazione da parte della Procura.
E la Suprema Corte ha rimandato indietro le carte disponendo la celebrazione del processo. Il pm al quale l’ufficiale, fino al luglio 2015 al comando della Tenenza di Castelvetrano, avrebbe reso false informazioni è l’ex procuratore della repubblica di Marsala Alberto Di Pisa.
L’indagine prese le mosse dall’interrogatorio di un assistente della Guardia di finanza di Castelvetrano (Franzè), chiamato dalla Procura di Marsala a riferire sulle modalità di presentazione alla Tenenza della denuncia per maltrattamenti sporta da Antonia Castelli contro il marito, il finanziere mazarese Biagio Foderà, condannato, in primo grado, a sei anni di carcere per lesioni gravissime in danno della moglie. L’assistente avrebbe detto al che all’interno della Tenenza delle Fiamme Gialle di Castelvetrano il clima non era proprio sereno, parlando dell’arrivo di una ventina di esposti anonimi arrivati in caserma contro un maresciallo (Michele Bonsangue) nominato, nel 2013, comandante del Nucleo Mobile.
E interrogato dal procuratore Di Pisa, il 9 giugno 2015, Donato Niro (difeso dall’avvocato Giovanni Lentini) avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza degli anonimi, nonostante, secondo l’accusa, alcuni militari delle Fiamme Gialle ne avessero confermato l’arrivo in caserma.