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21/02/2020 10:55:00

Marsala, la condanna del panettiere Bonafede. I particolari

Non ci sono soltanto i tre anni e 8 mesi di carcere per Giuseppe Bonafede, 60 anni, uno dei più noti panettieri di Marsala, condannato dal giudice Iole Moricca per estorsione continuata in danno di sette dipendenti.

Per l’ex presidente dell’associazione panificatori marsalesi ed attuale rappresentante di categoria in seno alla Cna il giudice ha, infatti, sentenziato anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, il pagamento delle spese processuali e risarcimento danni alle parti civili.

Il giudice ha demandato al collega del civile la quantificazione del risarcimento danni. Ma nel frattempo, Bonafede dovrà versare 10 mila euro ciascuno ai due ex dipendenti e 1000 a Codici.

“Come parti civili – commentano gli avvocati Roberta Tranchida e Vincenzo Sammartano – riteniamo che questa sentenza sia importante perché rappresenta una svolta in un sistema distorto in cui determinati comportamenti ritenuti quasi normali finalmente vengono suggellati come illeciti”.

La Tranchida ha assistito la prima dipendente che ha avuto il coraggio di ribellarsi dopo sei mesi di lavoro “in nero” e con la continua promessa di regolarizzazione. Per essere, poi, addirittura, accusata da Bonafede (secondo gli inquirenti, ingiustamente) di aver rubato del pane e per questo motivo licenziata in tronco. E proprio gli inquirenti si augurano che quanti, sotto vari datori di lavoro, ancora subiscono tali trattamenti trovino il coraggio di ribellarsi e denunciare. Giuseppe Bonafede è piuttosto noto a Marsala. Due i punti vendita: uno in via Mazara, l’altro in via Mazzini. E’ stato anche presidente del Marsala Calcio. Ammontano ad oltre 330 mila euro le differenze retributive contestate dall’accusa nel processo. Il calcolo è stato effettuato da un commercialista consulente della Procura (Gaetano Marano). L’indagine è stata avviata, d’iniziativa, nel gennaio 2016, dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, all’epoca diretta del luogotenente Antonio Lubrano. A Bonafede, difeso dall’avvocato Arianna Rallo, è stato contestato di avere avuto dipendenti non in regola con il contratto di lavoro, retribuiti in “in nero” e sottopagati, condizioni che sarebbero state imposte con la minaccia, esplicita o larvata, di licenziamento. E lo spettro del licenziamento, in una realtà dove non è facile trovare lavoro, come ha sottolineato il pm nella requisitoria, costringeva molti a subire. Giuseppe Bonafede è piuttosto noto in città. E’ stato, invece, assolto il 36enne Giovanni Castagna, uno dei dipendenti “in nero”, accusato di favoreggiamento a Bonafede per “false dichiarazioni” agli inquirenti. A difenderlo è stato l’avvocato Duilio Piccione, che dopo la lettura della sentenza ha espresso “grande soddisfazione”, affermando che il suo cliente, in fondo, è stato una “vittima” in questa vicenda.