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26/02/2020 10:46:00

Duplice omicidio a Marsala. Annullata la condanna di Centonze

 La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio ad altra sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo, la sentenza con cui, il 13 novembre 2018, in secondo grado, fu confermata la condanna a 20 anni di carcere inflitta dal gup di Marsala Francesco Parrinello a Domenico Centonze, 44 anni, allevatore, marsalese, accusato del duplice omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni, uccisi con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, tra Marsala e Mazara, di fronte l’ex distilleria Concasio.

Le due vittime, i cui corpi caddero a terra in uno spiazzo trasformato in discarica abusiva, viaggiavano su un ciclomotore. Per Domenico Centonze, difeso dagli avvocati Luigi Pipitone, Luca Cianferoni e Salvino Mondello, bisognerà, quindi, fare un nuovo processo d’appello.

La Cassazione ha, invece, ritenuto “inammissibile” il ricorso del procuratore generale della Corte d’assise d’appello di Palermo per un altro imputato, Pietro Centonze, 50 anni, cugino di Domenico Centonze, che dopo essere stato condannato anche lui, in primo grado, a 20 anni di carcere, venne assolto in secondo grado. Per lui, quindi, l’assoluzione è definitiva. A difenderlo sono stati gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida e Raffaele Bonsignore.

Dalle indagini dei carabinieri di Marsala era emerso che la notte in cui fu commesso il duplice omicidio, all’interno del night “Las Vegas” di Mazara del Vallo, una delle due vittime, Rafik El Mabrouk, ebbe un violento diverbio con Domenico Centonze, che nel locale sarebbe arrivato in compagnia di una ballerina romena, che poi si sarebbe intrattenuta con il nordafricano, scambiandosi i numeri di telefono. La gelosia, quindi, per l’accusa, sarebbe stato il movente dell’omicidio. I cugini Centonze sono, a loro volta, cugini del capomafia ergastolano Natale Bonafede. Nel processo d’appello a Domenico Centonze, la difesa naturalmente tornerà a giocarsi le carte sulle quali ha già puntato per ottenere l’annullamento romano. Studiando, infatti, gli atti di un altro procedimento (operazione antimafia “Visir”), e in particolare le attività di intercettazione e videoriprese, la difesa, Luigi Pipitone in testa, ha sostenuto che la ricostruzione dei movimenti dei due imputati effettuata dai carabinieri di Marsala non coincide con quanto emerso dalle intercettazioni del Ros. Secondo la difesa, insomma, non v’è alcuna certezza che i cugini Centonze, al momento dell’omicidio, fossero nella zona di Samperi. E per cercare di dimostrarlo si sono avvalsi anche di consulenti del calibro dell’ex generale dei carabinieri Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, e di Pietro Indorato, esperto in traffico telefonico. Riuscendo, però, solo in parte, in appello, a convincere i giudici. E cioè per il solo Pietro Centonze, in passato arrestato e processato per associazione mafiosa, ma poi assolto da questa accusa. Anche se condannato a due anni e mezzo per favoreggiamento di boss latitanti. Dalle indagini dei carabinieri di Marsala emerse, invece, che la notte in cui fu commesso il duplice omicidio, all’interno del night “Las Vegas” di Mazara, El Mabrouk ebbe un violento diverbio con Domenico Centonze, che nel locale sarebbe arrivato in compagnia di una ballerina romena, che poi si sarebbe intrattenuta con il nordafricano, scambiandosi i numeri di telefono. La gelosia, quindi, sarebbe stato il movente dell’omicidio.