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12/03/2020 06:00:00

Il sindaco di Castelvetrano dopo l’ultimo decreto di Conte

“Una chiusura forzata assolutamente condivisibile”.

E’ il primo commento del sindaco Enzo Alfano, pochi minuti dopo l’ultimo decreto annunciato da Giuseppe Conte ieri sera, che di fatto chiude tutto, tranne le attività per generi di prima necessità ed i servizi essenziali.

 

Del resto – ha proseguito il primo cittadino nella nostra intervista telefonica - non potendo uscire di casa se non per necessità, le altre attività che ci stavano a fare aperte?

Avevo parlato con molti esercenti e qualcuno autonomamente stava pensando di chiudere perché non faceva un euro di incasso. Inoltre, in questo modo si evita agli stessi negozianti di uscire di casa, limitando così le occasioni di contagio. Il fatto che nella nostra città non ci siano ancora stati casi di positività, non deve certo farci allentare la presa sulla prudenza.

Si tratta di un provvedimento auspicato non soltanto dalla Lombardia. Ieri, in prefettura, tanti sindaci erano praticamente sulla stessa linea.  E’ stata la cosa più giusta.

 

Certo, le ricadute economiche saranno ingentissime, anche per Castelvetrano. Sarà un’altra crisi come quella del 2008?

 

Non credo. Quella del 2008 è stata una crisi dell’economia finanziaria, questa riguarda l’economia reale che, per natura, riparte prima di quella finanziaria. Io sono fiducioso che se tutto si circoscriverà in qualche settimana, potremo ripartire come una molla. La gente avrà voglia di ricominciare, di ritornare alla normalità, un po’ come succede quando finisce una guerra.

 

Come stanno reagendo i cittadini? Stanno facendo la loro parte?

 

Fino a sabato scorso, direi proprio di no.  La gente aveva preso sottogamba i comportamenti da seguire per contenere la diffusione del virus.

Ricevevo telefonate di medici ospedalieri in apprensione che mi segnalavano esercizi pubblici sovraffollati e ragazzi incoscienti nei locali, che avrebbero potuto fare una strage di nonni.

Ma dopo l’ultimo decreto del governo, le cose sono cambiate. Adesso percepisco una cittadinanza più prudente e responsabile.

E poi non dimentichiamo che sono previste anche delle sanzioni penali per i trasgressori, quindi tutto non è lasciato esclusivamente al senso di responsabilità dei cittadini.

L’imperativo categorico è: stare a casa e seguire le indicazioni fornite nel decreto.

L’altro ieri sono andato a fare la spesa con mia moglie, verso le sette e mezzo di sera.

Nonostante fosse un supermercato molto grande, hanno permesso l’entrata di circa 12 persone alla volta. Ed al microfono, invitavano a velocizzare la spesa, dal momento che fuori c’era gente che aspettava il proprio turno.

Insomma, credo che la gente ormai la stia prendendo sul serio. Anche per le strade, non mi capita di vedere assembramenti. E con il nuovo decreto, penso che la consapevolezza non potrà che aumentare.

 

Certo, un decreto di poche pagine non potrà prevedere tutte le situazioni da regolare. Nelle precedenti disposizioni, con quali  problemi pratici si è dovuto misurare?

 

Ho ricevuto tante richieste di chiarimento.

Ieri i parrucchieri mi hanno chiesto come si sarebbero dovuti comportare. Se, con guanti e mascherine, avrebbero potuto continuare a svolgere la loro attività. Ma come si sarebbe potuta mantenere la distanza di un metro? Avevo quindi consigliato di chiudere per questo periodo, in modo da preservare la loro salute e quella dei loro clienti. E devo dire che, responsabilmente avevano deciso di rimanere chiusi almeno per una settimana. Adesso, quest’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri, ha tolto qualsiasi dubbio, prolungando anche la chiusura per un periodo di tempo maggiore. So che saranno sacrifici per tutti, ma la salute non può che essere prioritaria.

 

Non sempre però le categorie sono collaborative. Qualche giorno fa, la sua ordinanza con cui aveva sospeso anche le attività svolte all’interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni genere, aveva prodotto una levata di scudi da parte dei gestori che ne avevano chiesto la modifica.

 

Il decreto del governo disponeva in modo generico, che gli esercizi che fossero stati in grado di garantire la distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra, avrebbero potuto mantenere l’apertura.

Io, con una mia ordinanza, ho chiuso le palestre ed è montata la polemica: qualcuno ha detto che sarebbe stata in contrasto col decreto. Ma l’ho firmata con convinzione, perché si trattava dell’adozione di un provvedimento più restrittivo in cui un sindaco, in base al Tuel, ravvisava dei motivi inerenti alla peculiarità del proprio territorio.

E nella mia città ho dei seri dubbi che le palestre abbiano quelle caratteristiche compatibili con le misure che sono richieste. Se poi pensiamo alla reale possibilità che gli attrezzi vengano scambiati di mano in mano… Ecco, se non mando mio figlio a scuola, perché dovrei mandarlo in palestra?

In ogni caso, il successivo Dpcm aveva già eliminato altre interpretazioni. E quello di stasera ha purtroppo archiviato definitivamente la questione, almeno per le prossime due settimane.

 

I castelvetranesi ce la faranno?

 

Spero proprio di sì. E’ una guerra ad un nemico invisibile che dobbiamo vincere, facendo ognuno la nostra parte. Ci riusciremo soltanto se rimarremo uniti nell’osservare, tutti insieme, le prescrizioni da seguire e restando a casa il più possibile.  

Intanto, sul sito istituzionale del comune, abbiamo indicato il numero gestito dalla Croce Rossa di Castelvetrano (371/4130567), utile per la spesa, i farmaci ed altri servizi per gli anziani e le persone ammalate. Oltre ai vari numeri degli uffici aperti al pubblico per eventuali appuntamenti su necessità urgenti.

 

 

Egidio Morici