Non fu omicidio volontario, ma eccesso colposo di legittima difesa.
E’ quanto ha sentenziato la Corte d’assise d’appello per l’uccisione di Maurizio Fontana, 48 anni, che la sera del 9 gennaio 2018, a Pantelleria, morì in seguito alle coltellate inferte da Mohamed Ben Mariem, tunisino, di 39 anni.
Il 13 marzo 2019, il nordafricano era stato condannato, per omicidio volontario, a undici anni di carcere dal gup di Marsala Riccardo Alcamo. Nonostante lo stesso pm, Antonella Trainito, avesse derubricato l’accusa in eccesso colposo di legittima difesa, chiedendo una condanna a due anni di reclusione. Come invocato, in appello, anche dal procuratore generale.
E i giudici di secondo grado hanno accolto questa tesi, riducendo la pena a due anni e due mesi di carcere e ordinando l’immediata liberazione di Ben Mariem, visto che ha già scontato una decina di giorni in più rispetto alla condanna subita oggi. Il nordafricano avrebbe reagito ad un’aggressione. Fontana, infatti, deceduto qualche ora dopo al pronto soccorso dell’isola, lo avrebbe prima colpito in testa con una bottiglia di vetro. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte da carabinieri di Pantelleria, Maurizio Fontana, già noto alle forze dell’ordine, colpì con una bottiglia di vetro Ben Mariem dopo che un suo amico polacco gli aveva detto che il tunisino l’aveva preso a bastonate. Cinque furono le coltellate sferrate al 48enne pantesco. Solo due, però, quelle mortali: una al petto e l’altra sotto un’ascella. Teatro dei fatti fu la centralissima piazza Cavour. A difendere Ben Mariem è stato l’avvocato marsalese Alessandro Casano, che aveva chiesto l’assoluzione per legittima difesa o, in subordine, proprio l’eccesso colposo di legittima difesa.