Biagio Pedalino, medico, specialista in Epidemiologia e Prevenzione delle malattie infettive, ha venticinque anni di esperienza in Europa, Africa e Asia, in gestione delle epidemie, in situazioni di crisi e di emergenza, è stato tra i rifugiati in Sudan e sotto i bombardamenti a Gaza, ha elaborato e messo a punto programmi di vaccinazione e ha sviluppato programmi di formazione in epidemiologia. Immaginava che un giorno avrebbe dovuto seguire l’epidemia da casa sua?
Assolutamente no, una situazione molto molto surreale.
Immaginiamo che sono tanti i cittadini e i conoscenti che le scrivono. Pedalino sono efficaci le misure prese fino ad ora per contenere l’epidemia?
L’isolamento di tutte le comunità piccole o grandi che siano è l’unica arma che abbiamo. Sia a livello di Paese, di Comune che di famiglia. La maggior parte delle misure messe in opera fino ad ora hanno un’efficacia nel contenimento dell’epidemia. Di vitale importanza è l’isolamento a casa, e la riduzione allo stretto indispensabile, e per comprovate esigenze degli spostamenti, come da decreto.
C’è qualcosa che si potrebbe fare in più oltre all’isolamento e che non è stato ancora fatto?
L’isolamento domiciliare è fondamentale, ma all’interno del nucleo familiare, bisognerebbe rispettare, se necessario, l’isolamento nell’isolamento. Mi spiego meglio: se all’interno del nucleo familiare ci sono soggetti che provengono da regioni con un più alto numero di casi, la cui probabilità di essere venuti a contatto con il virus, quindi, è più alta, questi soggetti dovrebbero ulteriormente isolarsi dai propri cari. Nel nostro territorio abbiamo già avuto esempi di familiari contagiati da una persona che per motivi di salute o altro era stata esposta al virus in altre regioni.
Come gestire allora i soggetti che sono tornati da altre regioni?
Questi soggetti andrebbero tutti testati a domicilio, e da personale medico equipaggiato con le misure di protezione per effettuare il test, con il tampone, anche se asintomatici.
Perché’ sarebbe importante testare le persone che sono asintomatiche?
Perché anche se asintomatici, possono essere fonte di contagio per i propri familiari. È disponibile una recente pubblicazione sul dato sulla positività al tampone di soggetti asintomatici.
Fare il tampone a tutti non ha un costo ingente per il nostro sistema sanitario?
Indubbiamente è un carico economico, però dovete pensare che: il costo di un tampone, per il sistema è di 30 Euro, il costo di un giorno di terapia intensiva è di 2500 Euro. E per un caso di COVID-19 sono necessari circa 20 giorni di terapia intensiva, quindi circa 50 mila Euro, e il soggetto è a rischio di morte, e la morte non ha un prezzo. Quindi, con la stessa cifra, si potrebbero testare circa 1700 persone ed evitare i casi e i costi conseguenti.
Se si decidesse di testare tutti quelli che sono tornati da altre regioni, come facciamo a individuarli?
Il decreto del 9 marzo imponeva già l’obbligo di autodenuncia alla ASP e al Comune, le compagnie di trasporti, aeree, treni, etc. hanno ricevuto anche l’obbligo di comunicare la lista dei passeggeri. Queste liste sono disponibili in ASP e al Comune. Dovrebbe essere quindi molto semplice usare le liste ed iniziare i test e le attività di monitoraggio.
Cosa bisogna fare se qualcuno di questi soggetti risulta positivo?
Bisognerebbe valutare caso per caso. Se il soggetto vive da solo, è asintomatico e positivo, bisogna che resti in isolamento domiciliare, e che sia monitorato (telefonicamente due volte al giorno) per accertarsi se sviluppa sintomi: anche se li sviluppa e sono lievi (febbre e tosse), può rimanere a casa e in contatto col proprio medico. Se il soggetto invece dovesse sviluppare difficoltà respiratoria, allora lì si interviene con il ricovero con ambulanza medicalizzata. Fortunatamente la maggior parte dei soggetti venuti dal Nord sono giovani e verosimilmente negativi asintomatici, quindi l’infezione si dovrebbe risolvere spontaneamente nel giro di qualche giorno. Se il soggetto positivo non vive da solo, bisogna effettuare il test a tutti i suoi familiari e contatti esterni (come si dice in gergo), cioè insieme alla persona, redigere la lista delle persone con cui è venuto a contatto nei giorni dopo il suo arrivo. Al momento questa attività si fa solo a partire dai malati, quindi in ritardo e a contagio di altri sicuramente già avvenuto. Abbiamo già un esempio del genere, di soggetto malato, che è venuto a contatto con circa 80 famiglie, che sono quindi adesso in quarantena e monitorate, ma ancora non testate perché’ al momento non previsto dalle raccomandazioni.
Dottore Pedalino, quando finirà tutto questo?
Dipende da ognuno di noi. Dipende da quanto ognuno di noi mette in pratica le misure di isolamento e da quanto le autorità ci aiutino a identificare i casi e i sospetti.