Non si può tenere ancora bloccata l'Italia. Rischiamo il fallimento.
"Dobbiamo dare per scontata la risalita della curva epidemiologica". Di fronte a questa certezza, esposta così ieri alle parti sociali, Giuseppe
Conte ha dovuto compiere una scelta. Se continuare con il lockdown, come gli consigliano di fare virologi ed epidemiologi. O se iniziare una prima apertura per dare ossigeno a cittadini e aziende.
Conte ha in mano la relazione della task force di Vittorio Colao. Gli scienziati gli dicono che sarebbe meglio mantenere le restrizioni. Sull’altro piatto della bilancia c’è il peso di un’economia che rantola e precipita verso il fallimento: «Gli scienziati vorrebbero che l’indice di contagiosità, l’R con 0, fosse uguale a zero o a zero virgola uno, ma pagheremmo un costo sociale insostenibile. La proposta (della task force, ndr) prefigura un meccanismo di allentamento del lockdown. Protrarlo per un lasso di tempo diventerebbe troppo per il tessuto sociale del Paese. Dobbiamo riprendere le attività. Ma - aggiunge - in condizioni di massima sicurezza perché se allentassimo le misure in modo indiscriminato saremmo degli irresponsabili».
Venerdì scorso Conte ha chiesto a Colao di anticipare il dossier a metà settimana in modo da poter annunciare il piano per la Fase 2 entro il
week-end.
Dalle parole del premier, la strada è presa. E la sintetizza direttamente Colao: «Progressiva riapertura di tutte le attività, con diversi step, da bilanciare con il rischio sanitario. Per ogni altro settore che andremo a riaprire in seguito occorrerà sempre rispettare i tre requisiti stabiliti
a livello nazionale: stabilità della situazione epidemiologica o miglioramento; capacità delle strutture sanitarie di reagire a eventuale ripresa
dell’epidemia, disponibilità del materiale protettivo, che per i 2,7 milioni di lavoratori che andiamo a riavviare è al momento sufficiente».