“Adesso basta. Noi il 4 maggio riapriremo”, è questa la denuncia dei parrucchieri e barbieri che non ce la fanno e in Sicilia, come in Campania sono d'accordo per riaprire il 4 maggio nonostante il divieto, il Governo, infatti, ha deciso che dovranno riaprire il 1 giugno.
A quasi due mesi dalla chiusura, le imprese sono al collasso, e le 600 euro di bonus previste - molti devono ancora prenderli - dal Governo non sono sufficienti a coprire i costi di gestione che continuano a pesare sulle loro spalle. Gli “sconti” non bastano a garantire un sostegno adeguato alla battuta d’arresto.
Da Palermo a Messina, da Catania a Siracusa, Caltanissetta e Porto Empedocle, ma anche in Campania c'è l'accordo di una manifestazione di protesta, mercoledì 28, alle 11, quando i parrucchieri accenderanno in tandem le luci dei negozi, e poi consegnare simbolicamente chiavi e licenza. Inoltre denunciano chi sta continuando ad esercitare la professione in nero.
Sono diverse richieste fatte al Governo da parte della categoria per evitare la chiusura: annullamento del pregresso aziendale per un condono dei costi di inattività, blocco utenze, blocco mutui per sei mesi, sgravio affitto per sei mesi, liquidità immediata senza tassi applicativi e cassa integrazione per tutto il 2020, nell’ottica di evitare licenziamenti, e quindi disoccupazione e ulteriore abusivismo.