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27/04/2020 09:15:00

Trapani: bar, commercianti, ristoranti si arrendono 

E’ il capolinea. La fine delle speranze. La fine delle attività commerciali. A Trapani gli esercenti gettano la spugna. Una resa che coinvolge negozi, bar, ristoranti e altre piccole attività chiuse ormai da due mesi e senza alcuna prospettiva di riapertura nell’immediato. Non ci sono più soldi. Non si possono più pagare gli affitti, né le bollette, non si possono più fronteggiare i costi. E così, domani sera, alle 21, i commercianti accenderanno le luci dei loro locali. Per l’ultima volta. Poi, la mattina successiva, consegneranno le chiavi al sindaco Giacomo Tranchida.

Abbiamo aspettato fiduciosi – dice la presidente dell’associazione commercianti “Trapani centro” Marina Biondo – che fossero prese misure appropriate, provvedimenti capaci di dare a tutti noi la forza e la speranza di un futuro per le nostre famiglie e per le nostre attività, ma queste misure tardano ad arrivare e noi ci ritroviamo, ogni giorno che passa, a dover fronteggiare le spese di gestione, quelle che la notte ormai ci tengono svegli perché non possono essere sostenute senza alcun guadagno. Questo lungo periodo di stasi ha intaccato notevolmente le risorse economiche di tutti noi. Chi più, chi meno si è ritrovato in grande difficoltà e costretto ad attingere a quei pochi risparmi accantonati con grandi sacrifici”. Da qui, pertanto, la protesta. Anzi, la resa motivata dall’impossibilità di poter tornare a lavorare perché adottare le misure di prevenzione, dettate dal Governo, è una impresa titanica.

“Le piccole realtà – spiega Biondo - non possono essere in condizione di fornire un servizio che sia sicuro per tutti. Per chiarire meglio riporto un facile esempio in riferimento alla categoria Bar e Pub: in media un locale commerciale situato nel centro storico di Trapani ha una quadratura pari a circa 30/40 mq. Ovviamente togliendo lo spazio necessario al posizionamento di attrezzature ed arredi, l’area a disposizione si riduce drasticamente. Quante persone possiamo far entrare per volta? Una? Forse due? I costi del suolo pubblico non sono mica bazzecole e gli spazi, in molti casi, non hanno una grande ampiezza. Rispettare il distanziamento sociale significa un enorme calo della produttività di quell’area, ma il costo previsto per l’utilizzo della stessa resta ad oggi invariato. Non abbiamo ancora considerato l’eventualità che il Governo imponga l’uso di mascherine, guanti, sanificazione dei locali con prodotti specifici e l’installazione di colonnine per la disinfezione delle mani della clientela. Tutto questo avrà chiaramente un costo, ma come sostenere tutte queste spese aggiuntive? Come potranno i proprietari di attività commerciali in difficoltà, acquistare una o due mascherine al giorno per loro e per gli eventuali dipendenti?”.