La Sicilia vuole ripartire subito. Si fanno sempre più forti le pressioni sul presidente Musumeci affinchè deroghi in Regione le norme complicate e troppo stringenti della fase 2, volute dal governo Conte. Ci sono settori che sono allo stremo e hanno soltanto voglia di ricominciare, pur con tutte le cautele e le prescrizioni anti coronavirus.
"Stiamo lavorando insieme ai presidenti delle Regioni per potere chiedere a Conte di rivedere alcune cose e tentare di salvare il salvabile. Prima però dobbiamo metterci d'accordo perché anche tra di noi c'è chi dice cose diverse", ha affermato il governatore della Sicilia, Nello Musumeci commentando le dichiarazioni del premier in relazione alla fase 2. "Dal governo centrale - ha aggiunto Musumeci - ci aspettavano una maggiore apertura e meno contraddizioni. Noi in Sicilia abbiamo le idee chiare: coniugare la linea della prudenza con quella della ripartenza". Musumeci ha poi sottolineato che "le misure che potevano andare bene per il Nord non vanno bene al Sud e viceversa. La Sicilia ha un tessuto produttivo formato all'80% da piccole e medie imprese e di questo occorre tenere conto".
Lettera aperta del presidente della commissione attività produttive all'Ars, Orazio Ragusa, per chiedere al governatore siciliano, Nello Musumeci, di valutare la possibilità di fare riaprire il prima possibile le attività di barbieri, parrucchieri ed estetiste. "Gli operatori del settore benessere - scrive Ragusa - attendono una risposta anche perché la loro categoria possa essere tutelata. A cominciare dalla questione del fenomeno legato all'abusivismo che risulta essere in netta crescita visto che in molti, senza alcun tipo di cautela, lavorano con la saracinesca abbassata oppure vanno nei condomini o addirittura nei box auto per esercitare la professione totalmente in nero e senza rispettare le norme igienico sanitarie Covid-19. Poi c'è il problema finanziario visto che, allo stato attuale, sono quasi otto le settimane di inattività, circostanza che ha impedito di incassare un solo centesimo. Mancano delle misure adeguate da parte del governo nazionale. E anche le 600 euro promesse non sono arrivate a tutti. Tra l'altro, senza che siano state bloccate le utenze, gli affitti e i mutui, le somme in questione non sono risultate affatto sufficienti neppure per coprire le spese in questione. In più, per la riapertura è chiesto il distanziamento sociale, le mascherine, le visiere, lavorare uno alla volta, separé, gel disinfettanti all'ingresso, termometro a infrarossi per misurare la temperatura a ogni cliente: tutte misure destinate a innalzare in maniera importante i costi di gestione. Ecco perché chiediamo al governatore siciliano di valutare l'adozione di misure ragionate ed equilibrate che, non mettendo a rischio la salute dei clienti, consentano però agli operatori di cui stiamo parlando di potersi rimettere in moto per dare un futuro alle loro attività".