«Diamo ai maturandi una prova orale in carne e ossa», si apriva con queste parole l’appello dello scrittore Paolo Giordano sul Corriere della Sera del 17 aprile. «Dentro la loro scuola, con i loro insegnanti radunati ad ascoltarli. Prendiamoci questo impegno subito e mettiamolo fra le priorità, accanto agli aiuti economici alle famiglie, ai test sierologici e al calendario delle riaperture aziendali». E sembra proprio che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, l’abbia letto e condiviso.
Nonostante tutto, l’esame di maturità ci sarà. Anche se molto diverso rispetto agli anni passati.
Innanzitutto sarà un’unica prova orale, da sostenere a scuola, alla presenza di una commissione composta dai docenti interni e dal presidente. Il calendario dovrebbe prevedere 5 candidati per ogni giornata.
Il colloquio varrà il 40% del voto finale, il restante 60% sarà invece determinato dal percorso del triennio. Saranno i crediti raccolti in quegli anni a contare.
La prova partirà da un argomento stabilito in precedenza tra il candidato e i suoi insegnanti, per approdare poi ai programmi delle diverse discipline, svolti prima dell’emergenza. Saranno oggetto di discussione anche il percorso Scuola-Lavoro e l’approfondimento su Cittadinanza e Costituzione.
La decisione di fare una «prova orale in carne e ossa», quindi di riaprire le scuole perché i ragazzi possano sostenere dal vivo il loro esame finale, non è stata accolta bene da tutti. Anzi, sono stati molti, tra studenti, insegnanti e medici a sottolineare gli enormi rischi a cui si va incontro. E dopo l’appello di Giordano sul Corriere, in questi giorni ne è nato un altro su change.org per chiedere alla ministra che gli esami non vengano fatti in presenza.
Le ragioni sono comprensibili: in assenza di test sierologici e senza la sicurezza di non essere in pericolo, perché diventare responsabili della possibile diffusione del virus? Come si tutela la salute dei docenti che hanno più di 55 anni d’età e presentano malattie croniche? E degli studenti affetti da particolari patologie?
Sembra che ci sia da scegliere: da una parte il valore morale dell’esame di maturità visto come rito di passaggio da vivere appieno; dall'altra l’adozione di mezzi telematici per la salvaguardia di tutte la parti coinvolte.
Finora la ministra ha solo dettato i metri. Dicendo che se il candidato sarà a cinque metri di distanza, potrà evitare di indossare la mascherina, altrimenti dovrà sostenere il colloquio mettendosela.
Bisognerà aspettare poco per sapere quali saranno le disposizioni finali della ministra, l’ordinanza sarà emanata tra qualche giorno.