[Concludiamo oggi il nostro speciale dedicato ai 70 anni di Nino De Vita con un estratto dalla tesi di laurea di Piero Guglielmino, Nino De Vita scrittore per ragazzi. L'occasione ci offre la possibilità di ricordare il magnifico lavoro della casa editrice Orecchio Acerbo, che ha curato e pubblicato i quattro volumi di De Vita rivolti ai più piccoli, e l'indimenticabile figura del professor Livio Sossi, tra i maggiori studiosi di letteratura per l'infanzia, amico di De Vita e suo appassionato lettore.]
di Piero Guglielmino
La casa sull’altura, il capolavoro di Nino De Vita, è illustrato da Simone Massi, considerato tra i più importanti autori del cinema d’animazione internazionale. Massi nasce a Pergola (Pesaro-Urbino) nel 1970. Ha origini contadine e per tanti anni ha lavorato in fabbrica come operaio. Ha studiato Cinema di Animazione alla Scuola d’Arte di Urbino. Artista indipendente e intransigente ha realizzato una decina di brevi film di animazione, autoproducendosi e lavorando interamente a mano su ogni disegno, facendosi conoscere in tutto il mondo e vincendo più di 200 importanti premi. Amante del cinema del regista russo Tarkovskij, Simone Massi lavora ad ogni opera con un incredibile precisione e lentezza, per arrivare quanto più vicino a un’idea di cinema poetico e puro, e del tutto personale nel panorama internazionale. Tra i suoi film più importanti, Tengo la posizione (2001), Io so chi sono (2004), La memoria dei cani (2006), Dell’ammazzare il maiale (2011), Animo resistente (2013). La casa sull’altura è il suo debutto nell’illustrazione per bambini e ragazzi, seguito da Il topo sognatore e altri animali di paese di Franco Arminio, pubblicato nel 2013 da Rrose Sélavy e nel 2016 da Buchettino, con testo di Chiara Guidi, pubblicato ancora da Orecchio Acerbo.
Ecco come Goffredo Fofi descrive l’incontro tra Nino De Vita e Simone Massi:
"è un dialogo a distanza tra due persone che non si conoscevano, De Vita e Massi, uniti grazie a Orecchio Acerbo e a Fausta Orecchio che abbina sempre l’autore giusto dei testi e l’autore giusto per illustrare quei testi o viceversa. Un abbinamento molto riuscito, uno dei più belli che fosse possibile, per due motivi. Uno, perché c’è una sensibilità comune, nonostante siano due generazioni diverse e regioni diverse […] Appartegnono a due mondi che hanno visto nel corso degli ultimi anni 50 anni una trasformazione radicale, è scomparso un mondo…" (Fofi 2011, sp).
Concordiamo con Fofi sulla sensibilità comune a entrambi gli autori. Le storie animate di Massi, infatti, sono come in De Vita narrazioni che disorientano, racconti di sconfitte e perdite infantili. Simone Massi è come Nino De Vita un sublime narratore che racconta le storie ascoltate da bambino e rinsalda nella sua opera il legame memoriale con la propria infanzia. C’è poi una comune ‘marginalità’. Entrambi sono nati e vivono in due piccole realtà contadine, Cutusio e Pergola. Massi è uno dei migliori registi del cinema d’animazione internazionale ma resta ancora ai margini dell’industria cinematografica: le sue sono infatti delle autoproduzioni che non scendono mai a compromessi con le mode imposte o con i linguaggi più abusati. Come De Vita che può sembrare un corpo estraneo nella poesia italiana Simone Massi lo è nel cinema.
Ne La casa sull’altura queste due sensibilità così vicine trovano un definitivo dialogo e dall’unione di testo e immagini nasce uno degli albi illustrati più importanti di sempre. La peculiarità di ogni buon albo è infatti quella di un dialogo creativo tra parole e figure, un dialogo in cui nessuna parte prevale ma rimanda l’una all’altra, o in cui una (l’illustrazione) suggerisce quello che lo scrittore non ha scritto e l’altra (la scrittura) quello che l’illustratore non ha disegnato. Sull’importanza dell’indissolubile relazione fra testo e immagine Fabian Negrin nota nel panorama contemporaneo:
"la scarsità di esempi veramente riusciti di questa relazione […] dove veramente parole e disegni si completano, smentiscono, compenetrano, alternano, sorprendono, disturbano anziché pedissequamente ribadirsi, ripetersi, doppiarsi o banalmente ignorarsi. Manca […] la consapevolezza che, quando si scriva un testo per un albo illustrato, questo dovrebbe essere non un racconto compiuto e finito in se stesso, ma un testo ‘aperto’, ellittico, poroso, ambiguo, così da consentire alle immagini di finire di raccontare la storia" (Negrin 2015, sp).
Fausta Orecchio spiega invece l’importanza per ogni illustratore di porsi come co-autore del testo:
"quando un illustratore lavora bene, quando cioè si pone rispetto al testo come autore, affronta un corpo a corpo con il racconto e, inevitabilmente, si sovrappone allo scrittore dandone un'interpretazione univoca. O, paradossalmente, lo tradisce, legandolo per sempre e implacabilmente alle proprie figure. Nei buoni libri illustrati il lettore sembrerebbe non avere più alcuna possibilità di creare da solo le proprie immagini" (Orecchio 2006, sp).
Nel ‘corpo a corpo’ tra testo e immagine presente nell’albo risalta, prima di tutto, il denso bianco e nero di Massi: il bianco in cui traspare una fioca luce che dà respiro all’oscurità e il nero, ‘graffiato’ e scultoreo, che racconta bene l’ombra latente in tutto il racconto. Il nero di Simone Massi diventa la forma per raccontare le paure dei bambini, l’’Ombra’ che essi devono prima o poi ‘attraversare’. Come dice Sossi: “[è] importante offrire ai bambini e ai giovani opere che diano forma, che ridefiniscano e costruiscano identità narrative per poter attraversare l’Ombra. Che vuol dire anche imparare a convivere con le paure” (Sossi 1998, 136). Dopo il colore l’altro elemento principale è l’attenzione per il dettaglio, la scelta di far vedere da molto vicino gli oggetti più quotidiani della casa; i primi piani sul viso affranto del ragazzino e le diverse prospettive sugli animali, soprattutto quelle del cane, ‘personaggio’* aggiunto al racconto devitiano.
Quanta tenerezza in quegli animali che attendono**, pazientemente, l’amicizia, prima, e il ritorno, poi, del ragazzino. La cura per il dettaglio deriva dal comune lavoro ossessivo sulla materia dei due autori: De Vita sulle parole, Massi sulle immagini.
Se De Vita nel suo testo pieno di non detto “fomenta il mistero” (Ferlita 2011, sp) Massi visualizza alcuni di quei vuoti: la tristezza del ragazzo e degli animali, la solitudine, il silenzio ma resta sempre anche nelle sue immagini un vuoto interpretativo, qualcosa che ci lascia senza risposte. Massi rende bene anche quell’atmosfera sospesa tra realtà e sogno: guardando le sue ‘inquadrature’ dal taglio cinematografico non sappiamo più se stiamo vedendo un luogo realistico o soltanto immaginato, fantastico, uno spazio esterno o interiore. Sul gusto di Massi per l’immagine cinematografica (derivatogli dal suo lavoro di regista di film d’animazione) Lavinia Spalanca fa notare “la rappresentazione, di gusto cinematografico, di una natura aspra e selvaggia colta nel suo apparire in progress al lettore/spettatore. E, soprattutto, l’attitudine a dilatare e restringere il campo visivo” (Spalanca 2011b, sp). Questa attitudine a dilatare e a restringere il campo visivo è uno degli elementi più presenti anche nella scrittura devitiana.
Nella rappresentazione del giovane protagonista Massi dà il meglio: nella resa della sua solitudine, della sua afflizione, e poi nella sopraggiunta amicizia con gli animali, con quei gesti così ben espressi da De Vita che nelle grandi illustrazioni di Massi trovano, sulla doppia pagina, la resa più autentica. Riscontriamo nell’immagine del ragazzino gli elementi migliori, secondo l’esperta Blezza Picherle, della letteratura di qualità quando rappresenta i bambini:
"sono rappresentati nella loro autenticità esistenziale, in quanto possiedono un’interiorità ricca e complessa, mutevole e instabile […] trasgressivi e ribelli, ma anche dolci, sensibili e amorevoli; soggetti alla rabbia e alla collera, ma anche alla tristezza, alla melanconia, alla disperazione; disponibili all’amicizia […] bisognosi di ricevere affetto" (Picherle 2007, 196).
Queste parole della studiosa triestina valgono ovviamente anche per il testo di Nino De Vita.
Concludiamo le nostre riflessioni intorno all’illustrazione de La casa sull’altura con le parole di Fausta Orecchio, lungimirante editrice senza la quale non avremmo mai avuto, probabilmente, la possibilità di leggere le parole di Nino De Vita mentre vediamo le figure di Simone Massi: “[i]n generale, credo che un buon libro illustrato sia quello in cui testo e disegni si fondono in un rapporto d'amore (o di odio), dicendosi: non posso più fare a meno di te” (Orecchio 2006, sp).
NOTE
* Il cane è uno dei protagonisti principali del film di animazione di Massi La memoria dei cani, storia di un ricordo infantile del regista. La casa sull’altura ha molti punti in comune con questo film. Fausta Orecchio decise di far illustrare il racconto di De Vita all’illustratore marchigiano proprio dopo la visione del film, consigliatale dall’illustratrice Mara Cerri
** Massi fa esattamente la stessa cosa che De Vita fa con le parole: “De Vita, come pochi, sa restituire la presenza degli animali, il loro rituale” (Ferlita 2011, sp).
BIBLIOGRAFIA
Blezza Picherle, Silvia, cur. 2007. Raccontare ancora: La scrittura e l’editoria per ragazzi. Milano: Vita e Pensiero.
De Vita, Nino. 2011b. La casa sull’altura. Illustrato da Simone Massi. Postfazione di Goffredo Fofi. Roma: Orecchio Acerbo.
Ferlita, Salvatore. 2011. “La casa sull’altura”. 21. Arte, Cultura, Società, giugno-agosto 2011.
Fofi, Goffredo. 2011. “Postfazione”. In: La casa sull’altura, Nino De Vita. Roma: Orecchio Acerbo.
Negrin, Fabian. 2015. “Impasse”. Hamelin 2015 (40).
Orecchio, Fausta. 2006. “Guardare le parole, leggere le figure”. Orecchio Acerbo.
Http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_content&view=article&id=57&Itemid=54.
Sossi, Livio. 1998. EL. Metafore d'infanzia: evoluzione della letteratura per ragazzi in Italia attraverso la storia di una Casa Editrice. Trieste: Einaudi Ragazzi. Spalanca, Lavinia. 2011b. “La casa sull'altura”. Il Vomere, 9 aprile 2011.