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09/06/2020 08:44:00

 Il piano in sei punti di Colao

Dopo due mesi di lavoro il Comitato di esperti guidato da Vittorio Colao ha consegnato al presidente del Consiglio il piano che contiene consigli per la fase di rilancio relativa al triennio 2020-2022.

Il rapporto di 46 pagine è composto da 102 schede suddivise in sei settori: imprese e lavoro; infrastrutture e ambiente; turismo, arte e cultura; pubblica amministrazione; istruzione, ricerca e competenze; individui e famiglie. «Il lavoro della task force potrebbe costituire una fonte della sintesi che il presidente del consiglio sta mettendo nero su bianco in queste ore in vista degli Stati generali dell’economia che inizieranno giovedì a Villa Doria Pamphili» ipotizza il Corriere.

Il testo integrale è finito subito online. E, nonostante da Palazzo Chigi abbiano precisato che il comitato «ha operato su base volontaria e senza costo alcuno per la collettività», Salvini non ha fatto mancare la polemica: «Visto che le task force vengono pagate dagli italiani, non devono esistere segreti sui piani di Rilancio del Paese: tirino fuori i documenti».

«Il piano Colao punta molto sul fisco. E tra le pieghe del documento rispunta una vecchia idea, quella di un’emersione del contante tenuto dagli italiani nelle cassette di sicurezza o direttamente nelle case. Il condono del nero avverrebbe pagando una “tassa” del 10-15% della liquidità fatta emergere.  I soldi regolarizzati, tuttavia, avrebbero in parte un obbligo di investimento. Il 50-60% delle somme andrebbe investito in social bonds nominativi finalizzati a progetti quali la ristrutturazione delle scuole, o specifici progetti infrastrutturali, o altri strumenti analoghi»  scrive Il Messaggero. 

Nel capitolo imprese e lavoro «la carne al fuoco è davvero tanta. Dall’esclusione del Covid tra le cause di responsabilità penale dei datori di lavoro all'allentamento di tutti i vincoli del Decreto Dignità nel rinnovo dei contratti a tempo determinato, dal rinvio dei pagamenti delle imposte alla rinegoziazione obbligatoria dei contratti di locazione, dalla riqualificazione dei disoccupati alla riduzione del cuneo fiscale per le aziende che assumono a tempo indeterminato lavoratori con percorsi formativi» precisa la Stamoa. Insomma «un elenco di buoni propositi, tutte le riforme mai fatte nel Paese, ma senza un’indicazione chirurgica su dove e come investire» come dice Il Corriere. 

Repubblica nel suo titolo di apertura parla di gelo su Colao: «A due giorni dagli Stati generali il premier decide di ignorare ancora, esplicitamente il progetto della task force. Peggio: alle 21 di lunedì sera l’invito all’ex ad di Vodafone non è ancora partito – e non è detto che partirà, così fanno sapere – mentre l’agenda per il rilancio finisce in pasto ai media senza un passaggio formale, né una stretta di mano pubblica. Senza una parola del presidente del Consiglio o quella conferenza stampa congiunta promessa per un giorno intero in via informale e mai organizzata. L’amarezza di Colao si nutre dei segnali espliciti che arrivano da Palazzo Chigi. Il manager non riesce a capire se il suo piano finirà nel progetto di rilancio del Paese a cui lavora Conte in gran segreto, pescando nel frattempo tra i suoi sei punti».

Centodue proposte sono tante. Forse troppe.
«Sì, capisco che la mole possa spaventare. E capisco che, di fronte a tanta roba, la domanda cruciale diventa: che fare, adesso? E allora le dico questo: su 102 idee, io mi accontento se il governo ne fa sue almeno una quarantina. Nelle condizioni critiche in cui ci troviamo, sarebbe già una gran cosa […] Le azioni che suggeriamo sono tante ma a questo punto le priorità da seguire le decide il premier. Naturalmente il tema adesso è tutto politico […]. Io il mio dovere di manager l'ho fatto. Adesso, come Cincinnato, me ne torno ai miei orticelli…» [Vittorio Colao a Massimo Giannini, su La Stampa].