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21/06/2020 06:00:00

Il Ponte sullo Stretto di Messina. Storia di un'opera, di un sogno e di sprechi italiani

 La foto copertina di questo articolo è della "Domenica del Corriere" del 21 marzo 1965, raffigurava il Ponte di Messina con auto, moto e un bellissimo carretto siciliano, nell’articolo si parlava del futuro progetto dell'opera e del costo di 90 miliardi di lire dell’epoca.

A 55 anni di distanza torniamo a parlare del Ponte di Messina, che è di nuovo protagonista della vita pubblica e politica italiana.

Non è per nulla una novità, accade ciclicamente dalla metà del secolo scorso, ma per la prima volta se n’è parlato anche molto tempo prima, ed è diventato oltre che tema di propaganda elettorale, anche un sistema per sperperare e fare arricchire qualcuno con tanto denaro pubblico.

Si calcola che dal 1969 ad oggi si è speso per la più grande opera italiana mai realizzata, qualcosa nell’ordine di qualche miliardo di euro, ma di cemento, viti e bulloni non ne sono mai stati utilizzati per tenere in piedi un solo pilone tra le due sponde calabro-siciliane. Ma vediamo quali sono le tappe della storia del Ponte.

L’attualità - Del Ponte sullo Stretto di Messina prima ne ha parlato e sollevato il tema Matteo Renzi, poi lo ha seguito a ruota pure il premier Giuseppe Conte. Il presidente del consiglio accarezza l’idea della grande opera assecondando una parte della maggioranza: Italia viva e Partito democratico. Il Movimento Cinque Stelle, invece, è stato sempre contrario, anche se il viceministro Cancelleri ha aperto alla possibilità. Per il capo del Governo non è una opera prioritaria tra le infrastrutture del Sud ma ha detto che una volta arrivati i soldi dell'unione europea si siederà al tavolo e senza pregiudizi valuterà la possibile realizzazione del Ponte sullo Stretto. Lo asseconda anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli: "Arrivati i Recovery Fund potremo immaginare una fase di studi e di progettazione dell'opera".

La cronistoria del Ponte di Messina - Per la prima volta si parla del Ponte di Messina addirittura qualche anno dopo l’Unità d’Italia, nel 1866. L’allora ministro di Lavori Pubblici Jaccini diede l’incarico all’ingegnere Alfredo Cottrau di studiare n un pontre tra la Sicilia e la Calabria. Dopo quasi un secolo nel 1955 c’è la prima costituzione del Gruppo Ponte di Messina. Nel 69 iniziano gli studi ingegneristici e di fattibilità e il ministero del Lavori Pubblici lancia un “Concorso Internazionale di idee” per un progetto di attraversamento dello Stretto. Vengono presentati 143 progetti e vengono premiati i primi 12. I primi sei ex aequo e lo stesso per i secondi posti, che sono gli altri sei. Insomma un concorso in cui hanno vinto in dodici ma in realtà non ha vinto nessuno, non si riesce a mettere assieme nulla né a fare sintesi dei progetti e intanto da Roma arrivano i primi soldi stanziati: sono 3 miliardi e 200 milioni per gli studi preliminari. Dal ’69 inizia lo spreco Ponte di Messina, tra progettazione, società, concessionaria, ecc.

 Nel 1971 viene creata una società di diritto privato con capitale pubblico che diventa la concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del Ponte. Nel 1978 c’è la proposta tecnica su come dovrà essere realizzato e cioè a “campata unica”, sarebbe così, con queste caratteristiche tecniche, il ponte più lungo del mondo co i suoi 3300 metri. Nel 1981 viene costituita la Società Ponte di Messina S.p.a. Ci sono tutti, Istalstat, Iri, Anas, Ferrovie Stato, Regione Siciliana e Regione Calabria.

Nell'84 c'è Bettino Craxi al Governo, Romano Prodi all'Iri, viene annunciata per la prima volta la data di realizzazione: è fissata al 1994. Intanto il mare di soldi che fino ad allora sono stati spesi finiscono nel nulla. Nel 1992, durante la campagna elettorale è nel programma di Bettino Craxi, viene presentato un “progetto di massima definitivo” con previsione di spesa, valutazione d’impatto ambientale, il tutto a firma di un ingegnere inglese William Brown. Poi però è scoppiata tangentopoli e fu la fine delle Prima Repubblica e si dovranno attendere 5 anni, per l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Nel 2001 il Ponte è nel programma elettorale dei due sfidanti che si contendono la guida del Paese: Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli. Nel 2003 il Cipe approva il progetto che nel frattempo è stato modificato. L’accordo di Programma tra i Ministeri Infrastrutture, Economia, e gli altri attori impegnati nella realizzazione prevede la costruzuone entro il 2020. Nel 2005 una Associazione Temporanea d’Imprese Eurolink con a capo Impregilo si aggiudica la gara d’appalto del ponte con un’offerta di 3,88 miliardi di euro.

Poi i tentativi più recenti di Berlusconi nel 2008. Annuncia i lavori, ma non partono, nel 2009 si fissa la data di fine lavori nel 2016, il Cipe stanzia altri 1,3 miliardi di euro e nomina un Commissario Straordinario che verifichi la realizzazione dell’opera.

Nel 2009 Eurolink invia il progetto alla Stretto di Messina S.p.a.. Nel 2011 vede finalmente la luce quello che è il progetto definitivo per la realizzazione del ponte. Il costo totale è di 8,5 miliardi di euro ma l’Unione Europea fa sapere non intende finanziare l’opera perché ritenuta non prioritaria. Gli anni passano, nel 2012 arriva Mario Monti e del Ponte non s’è visto ancora nulla. Monti stanzia 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per la mancata realizzazione. Nel 2013 decadono i termini, a Eurolink dovrebbero andare 45milioni di euro di indennizzo per la mancata realizzazione, ma si apre la vertenza e la richiesta della concessionaria è di 779 milioni di euro.

Poi arriva Renzi al Governo e il suo, nel 2016, rimane l'ultimo annuncio. Ora si ritorna a parlare di Ponte, per il quale il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci non se è detto contrario ma ha tenuto a sottolineare come la metà della maggioranza del Governo sia contraria all'opera ed esprime con queste sue parole lo scetticismo: "Il Ponte sullo Stretto è una grande, prestigiosa e utile infrastruttura ma gli annunci degli interventi che servirebbero per l'economia sono dei sogni che rimangono sogni".

Già la storia di questo ponte dovrebbe far riflettere, se non fare tirare i remi in barca sull’opera che ha tutti i “crismi” di una classica storia all’italiana, fatta di sprechi, inefficienza della politica, burocrazia, interessi e tanti soldi pubblici sprecati. Vedremo cosa riuscirà a fare il Governo Conte con il Ponte sullo Stretto, già con l’emergenza Covid non sta mantenendo le mille promesse di aiuti alle imprese e ai lavoratori italiani, forse ne vorrà aggiungere qualche altra.