D’Annunzio estetista, “A Silvia” di Pascoli e non di Leopardi. Questi alcuni dei tanti. Ma non sono però solo di letteratura, gli “scivoloni” dei maturandi 2020. Anche L’anomala edizione 2020 non fa eccezione. L’esame in forma ridotta – senza prove scritte ma con il solo colloquio orale – non ha, infatti, evitato che il catalogo degli orrori si arricchisse di nuove perle. Così come le rigide norme di sicurezza, che limitavano l’accesso a scuola a pochissime persone, non hanno impedito che i selezionatissimi presenti aiutassero a diffondere i passi falsi degli studenti. Ecco i più clamorosi pronunciati durante le prime giornate di esami, raccolti dal sito Skuola.net.
Tra le protagoniste del maxi orale - pubblicato da Orizzontescuola - c’è sicuramente la letteratura italiana. L’analisi del testo – in sostituzione del primo scritto – è uno dei passaggi obbligatori del colloquio. Impossibile che qualcuno non cadesse in modo rovinoso. Come quel ragazzo che ha attribuito “Se questo è un uomo” a Italo Calvino. Un dolore (postumo) in più per Primo Levi; proprio lui che ha vissuto direttamente quella tragica esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz. Meno fragoroso, ma ugualmente grave, lo scivolone di un altro maturando che era convinto che “Rosso Malpelo”, novella di Giovanni Verga, in realtà fosse stata scritta da Giovanni Pascoli. Lo avrà confuso il nome di battesimo?
Ma non è tutto: scorrendo i resoconti della Maturità 2020 si scopre anche che la famosa Silvia non è stata oggetto delle attenzioni del solo Giacomo Leopardi, che le dedicò, appunto, l’ode “A Silvia”. Perché, secondo qualche studente, le stesse identiche parole d’amore sono state scritte sia da Francesco Petrarca sia, ancora una volta, da Pascoli.
Difficile che si sia trattato della stessa fanciulla (tra gli ultimi due autori balla un intervallo di tempo di circa 500 anni). Più probabile, semmai, che il nome Silvia sia fonte di particolare ispirazione per i poeti di ogni epoca. Ma la triste realtà è un’altra: è stato un gigantesco abbaglio.
A volte, poi, lo smarrimento diventa totale. Sfiorando la gag comica. C’è chi, ad esempio, ha detto che Pirandello era un esponente della pittura espressionista. Chi il titolo della poesia “X Agosto” di Pascoli lo ha letto esattamente com’è scritto: “Ics Agosto” (a questo punto è chiaro che i maturandi si sono messi d’accordo per accanirsi contro il povero
Giovanni). Infine, l’immancabile classico di ogni esame di quinto: Gabriele D’Annunzio?
Che domande, il caposcuola degli estetisti (e non degli esteti). Aiuto!
Un posto d’onore nella classifica degli strafalcioni da Maturità riescono sempre a ritagliarselo gli sfondoni di storia. Più che una materia un campo minato, dal quale spesso i ragazzi non escono indenni. Stavolta i picchi si raggiungono quando si legge di studenti che sostengono che le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki sono state sganciate durante la Prima Guerra Mondiale o che, anche quando azzeccano il conflitto giusto (il Secondo), ne attribuiscono la paternità all’esercito nazista.
E poi le date, vero tallone d’Achille di decine di maturandi. In molti casi l’errore può essere perdonato, in altri decisamente meno. Una breve rassegna riesce a spiegare meglio le proporzioni del disastro. Il crollo del Muro di Berlino? Nel 1948, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale (quando non era stato nemmeno costruito); l’entrata in vigore della
Costituzione Italiana? Nel 1968 (vent’anni dopo rispetto a quanto c’è scritto sui libri); la caduta del fascismo? Nel 1973. Ma perché?
Infine un po’ di ‘varie ed eventuali’, probabilmente frutto di domande supplementari fatte dai professori. Dovendo parlare degli integrali, un candidato al diploma si è prodotto in una dissertazione sull’importanza di questi elementi nell’alimentazione, passando in un attimo
dalla matematica alla dietistica; un percorso multidisciplinare che però dubitiamo sia piaciuto alla commissione. Lo stesso si può dire per quel ragazzo che, parlando dei suoi progetti per il futuro, si è detto orientato verso carriere ‘umanitarie’: “Quindi vorresti fare il medico o il volontario”?, ha domandato l’ingenuo docente; “No, mi iscriverò alla facoltà di Lettere”, ha risposto lo studente.