È morto, oggi, Ennio Morricone, all’età di 91 anni. Pochi giorni fa era stato ricoverato in una clinica romana a seguito di una caduta.
Se ogni essere umano, se ogni elemento della Natura, al suo spostarsi e vivere, fosse davvero depositario di una nota, Morricone sarebbe sicuramente stato in grado di riconoscerla e inserirla nei suoi spartiti.
Perché era questa idea di musica universale che animava le sue composizioni. Una musica in grado di tracciare il perfetto profilo di un uomo o di uno spazio, di un’epoca o di un solo singolo sguardo.
Le sue non sono state soltanto le colonne sonore di grandi capolavori cinematografici, come per i film di Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, Quentin Tarantino, pensiamo a Per un pugno di dollari, C'era una volta in America, Nuovo cinema Paradiso o The Hateful Eight (per cui nel 2016 vinse il Premio Oscar); sono state soprattutto uno dei nostri primi modi per capire che al di là degli eventi della nostra vita, esiste una musica, un motivo di profondità, un’anima. Morricone ci ha insegnato che in tutto ciò che ci circonda, sosta un’anima che vibra, basta saperla ascoltare.
Rendergli omaggio, oggi, significa porsi in ascolto. Magari, lasciandosi guidare da quelle note che già lui aveva riconosciuto.