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15/07/2020 08:11:00

I fondi anti Covid alla 'ndrangheta 

La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato, mandandone quattro ai domiciliari, otto persone vicine alla ’ndrangheta accusati di frode fiscale nel settore del commercio dell’acciaio.

Tra gli otto c’è Francesco Maida, a capo di un reticolo di scatole vuote e dotato del grado di “camorrista” nella cosca Greco di San Mauro Marchesato, Crotone. I finanzieri del Gico della Guardia di Finanza di Milano hanno quantificato in 60 mila i contributi a fondo perduto incassati da tre banche, mentre l’organizzazione aveva pratiche aperte per altri 250 mila euro di prestiti agevolati, sempre per l’emergenza Covid. L’indagine ha ricostruito l’attività (minima) di commercializzazione dell’acciaio messa in piedi da Maida e dall’altro imprenditore arrestato, Luciano Mercuri, che in realtà nascondeva un sistema di compensazione di crediti d’imposta, simulazione di acquisti di merci, finte vendite di materiale all’estero, con truffe agli istituti di credito e drenaggio di denaro all’estero. «Una serie indeterminata di reati» scrive la gip Alessandra Simion che ha convalidato un sequestro di 7,5 milioni. Insieme a Giuseppe Arcuri (arrestato), secondo i pentiti «con Maida, parte della ‘ndrina distaccata di Monza — Sesto San Giovanni», il gruppo ha poi «esteso la propria operatività anche in Croazia, Serbia, Francia, Belgio, Cina e soprattutto Bulgaria, quest’ultima sponda strategica per lo schema di frode in materia di Iva».


«Maida e Mercuri - ha raccontato il pentito lametino Gennaro Pulice - riciclano danaro nero che proviene da Chinatown, consegnato da questo cinese a loro e che loro, grazie a queste transazioni con l’acciaio, fanno pervenire su conti cinesi in Cina. Utilizzano le società bulgare e sui contanti versati dal cinese, Maida e Mercuri trattengono alla consegna il 4%».