A Marsala parlare di amministrative è diventato imbarazzante, se da un lato c’è chi pensava che il rischio fosse quello di ripercorrere le tappe della competizione del 2015 ha sbagliato valutazione.
Si è andati oltre. Il candidato sindaco Massimo Grillo questa volta non vuole proprio perdere, si gioca tutte le carte del mazzo, giocatori compresi, soprattutto non parla di programmi. Non è il tempo per spolverare il programma è tempo di preparare la macedonia delle alleanza.
Non basta una stanza per metterli tutti insieme, una coalizione che poggia su colonne poco stabili, pronte a venire giù alla prima pioggia. Piace vincere facile, difficile sarà amministrare, quando ognuno porterà la sua idea di partito, il suo posto da occupare. Ma Grillo è un bravo democristiano, saprà barcamenarsi.
Cosa hanno in comune tutte queste persone che fanno parte della coalizione di Grillo? Nulla. L’area di centrodestra era quella iniziale, adesso c’è il pressing regionale: si chiede l’ingresso della Lega. Grillo cerca copertura e una scappatoia in Gianfranco Miccichè, che conferma: si alla Lega.
Tutti su quel carro, consiglieri uscenti che ambiscono allo scranno per l’ennesima volta, chi vuole candidarsi alle regionali, chi chiede un assessorato. La spartizione è servita. Chissà se in quella agenda che accompagna il buon Grillo ci sono appuntate tutte le sedie da spartire. Più che una coalizione, sembra che stia aprendo un mobilificio, tipo l'Ikea.
L’ultimo ingresso in coalizione lo fa Italia Viva, partito di governo nazionale con PD e Movimento Cinque Stelle. Entra in coalizione forse con una lista civica, forse con niente, forse con due consiglieri uscenti che mai hanno avuto un partito e che di volta in volta hanno scelto in base alla convenienza dell’elezione. Allora come ora.
Tutto intatto, in questo braccio di terra della Sicilia occidentale dove la politica è diventata una macedonia impazzita che regalerà alla città non un laboratorio, come si vuol far credere, ma una serie di problemi che nasceranno al primo giro di boa.
A questo si accompagna l’imbarazzo di una serie di consiglieri comunali che hanno scelto di andare in lista con Grillo: paonazzi, muti, raggelati. Qualcuno a bassa voce fa trapelare: “Farò campagna elettorale solo per me”.
Grillo vuole vincere, vuole essere il sindaco di tutti. E come nei migliori film prima lancia l’appello a Giulia Adamo e poi la Adamo dice di si. Scena già vista in passato, l’accordo era perfezionato da giorni.
Non stupirà nemmeno se in questa tornata ci sarà spazio pure per Andreana Patti, come si fa a rinunciare ai voti, pochi ma buoni, di Daniele Nuccio? Il consigliere comunale, però, a differenza di altri ha un senso di coerenza molto spiccato. La mossa di mettere dentro la Patti potrebbe essere l’unica per acchiappare il mondo elettorale di Nuccio.
Il mazziere ha mescolato le carte. Bisogna fare attenzione, spesso dopo la giocata bisogna passare la mano.
Questo lo scenario creatosi, senza lode, grazie ai cinque anni di amministrazione di Alberto Di Girolamo.
Pagano a caro prezzo la superbia con cui si sono rivolti a tutti gli altri interlocutori politici, li hanno fatti scappare. Uno ad uno. Sono rimasti soli, poche anime del Pd che pensano di vincere contro l’armata Brancaleone.
Un dato è certo: un candidato sindaco come Grillo con 9 o 10 liste è un candidato sindaco di per sé perdente in politica.
Arriverà, magari, al quartiere spagnolo con facilità ma in politica ha già perso la partita.