Diciamolo chiaramente, senza troppi fronzoli né giri di parole. Il calcio a Trapani rischia di sparire. Il baratro è lì, ad un passo. E per la città che aveva conquistano il palcoscenico della serie B, sarebbe un notevole danno d’immagine, con contraccolpi anche di natura economica.
La cessione del Trapani Calcio ad una nuova proprietà doveva essere la svolta. Così, però, non è stato. A giorni inizia il campionato di serie C e non si sa ancora se i giocatori, rimasti senza punti di riferimento, sono in grado di scendere in campo. Il tracollo calcistico è iniziato con l’uscita di scena della famiglia Morace. Da allora il Trapani è rimasto in balia degli eventi, affidato a persone rivelatesi, tutte o quasi, inaffidabili. Puntuale è arrivata la retrocessione per colpa di una penalizzazione, frutto della confusione che regnava e regna ancora sovrana all’interno di una società allo sbando che non sa come muoversi. Fabio Petroni, dopo un lungo tira e molla, ha deciso di vendere.
Ed ecco, allora, la nascita di un comitato, che rappresentava gli imprenditori trapanesi ( ma chi sono?), pronto a rilevare la società.
Fabio Petroni, però, ha venduto all’imprenditore romano Gianluca Pellino. Sconosciuto ai tifosi, ma certamente non all’ex patron. Si dice, in città, che i due siano le due facce della stessa medaglia. Ed, infatti, ad oggi la situazione non è cambiata, nonostante i proclami della nuova proprietà. I giocatori non sono nemmeno in grado di potersi allenare, perché la società non è in grado di attuare i protocolli di sicurezza affinchè il Covid non ci metta lo zampino. Eppure a giorni bisognerà ritornare in campo. In quali condizioni? Con quali garanzie? Con quali programmi? Tutto è improvvisato e nel calcio servono certezze. Lo sanno bene i tifosi della Curva Nord che mai e poi mai hanno smesso di sostenere la maglia che amano. Traditi nella fede, traditi nella passione, pronti a far sentire la loro voce. Sul campo?