E’ una pena esemplare (vent’anni anni di carcere) quella che il pm della Dda Alessia Sinatra ha chiesto per l’imprenditore edile castelvetranese Nicolò Clemente, 52 anni, accusato di associazione mafiosa.
Il processo si svolge davanti il Tribunale di Marsala. A presiedere il collegio è il giudice Vito Marcello Saladino. Ai primi di luglio 2018, Clemente venne arrestato dagli uomini Dia di Trapani.
E allora furono sottoposte a sequestro preventivo anche due società edili a lui “riconducibili” (La Calcestruzzi Castelvetrano srl e la Clemente Costruzioni srl) ed eseguite diverse perquisizioni a presunti mafiosi di Castelvetrano.
L’operazione si inserì nell’ambito delle attività volte a colpire i consociati mafiosi “vicini” al superlatitante Matteo Messina Denaro. Un’opera, si sottolineava nel comunicato della Dia, condotta anche “attraverso l’individuazione e l’eliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell’organizzazione mafiosa castelvetranese”. Le indagini sfociate nell’arresto di Clemente e nel sequestro delle due imprese scaturirono dalle dichiarazioni rese dal defunto collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro, e in misura minore anche dall’imprenditore Giuseppe Grigoli, entrambi condannati in via definitiva in quanto ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, che “hanno indicato il Clemente – spiegò la Dia - come una delle più attive espressioni imprenditoriali di quel sodalizio, capace di infiltrare e condizionare il tessuto economico locale nei settori dell’edilizia pubblica e privata e nel commercio del conglomerato bituminoso, al fine di assicurare alla citata famiglia significative risorse finanziarie”. Dopo la requisitoria, sarà, adesso, il turno degli avvocati difensori Francesco Moceri e Fabio Roberto Tricoli.