A Trapani chiarezza e trasparenza non sono di casa. E' così il Consiglio comunale ha bocciato la proposta di istituire una commissione d'inchiesta sulla gestione dell'acqua dopo gli avvisi di garanzia ricevuti da sette dipendenti comunali e da un imprenditore accusati di peculato. Dura la presa di posizione del consigliere Giuseppe Lipari che parla di “decisione vigliacca ed omertosa”.
Lo scandalo sull'acqua era emerso lo scorso mese di luglio quando la Guardia di finanza notificò otto avvisi di conclusione delle indagini, emessi dalla Procura, i nei confronti di sette dipendenti del Comune di Trapani e del titolare di una ditta di trasporto di acqua a mezzo autobotti
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Rossana Penna, avrebbero consentito di constatare che, tra gli anni 2017 e 2018, presso l’acquedotto comunale di Trapani in località San Giovannello, l’autotrasportatore d’acqua, con la complicità di compiacenti dipendenti comunali, avrebbe indebitamente prelevato consistenti quantitativi di acqua potabile in assenza di valide autorizzazioni ed evadendo il pagamento dei dovuti diritti.
In particolare, grazie all’infedele operato dei dipendenti comunali addetti al controllo delle operazioni di prelievo dell’acqua, l’autotrasportatore sarebbe riuscito sistematicamente ad attingere migliaia di metri cubi di acqua potabile senza essere in possesso delle prescritte autorizzazioni che sarebbero dovute essere emesse di volta in volta dall’Ente comunale previo pagamento del canone idrico previsto dall’articolo 51 del vigente Regolamento per il Servizio Idrico Integrato. Da qui, pertanto, la proposta di istituire una commissione d'inchiesta per fare luce sulla vicenda, bocciata, però, dalla maggioranza.
“Evidentemente - dice Lipari - “gatta ci cova”, e così come si continua a “occultare” il nominativo del collega che non percepisce gettone di presenza in quanto soggetto a pignoramento mobiliare presso terzi, si vuole continuare a nascondere qualcosa nell’ambito della gestione del servizio idrico integrato”.
"Tuttavia –conclude il consigliere– il chiaro intento dell’aula di bloccare la ricerca della verità, in realtà ha portato al risultato opposto: l’approfondimento della questione continuerà infatti individualmente, con la riserva di avvalersi di tutti i poteri d’ispezione riconosciuti al singolo Consigliere Comunale dalla Costituzione, dalla legge, dallo statuto e dai regolamenti comunali.»