Non è ancora chiuso, sul piano giudiziario, il caso della donna di origine iraniana, ma di nazionalità tunisina (M.R.P., di 74 anni), morta, il 17 agosto 2019, nella Casa di riposo “S. Caterina” di contrada Addolorata a Marsala.
Assistita dall’avvocato Vincenzo Forti, la figlia della donna deceduta, che lo scorso anno aveva presentato la denuncia, ha infatti proposto opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Dopo la denuncia, presentata in Commissariato, l’amministratrice della casa di riposo, Giuseppa Caterina Angileri, si difese minacciando anche querela per calunnia contro chi aveva sporto la querela, chiedendo che fosse fatta luce sulle cause del decesso.
Affetta da “morbo di Parkinson” e non autosufficiente, alla “S. Caterina” l’anziana doveva rimanerci una decina di giorni. E nella struttura di assistenza, spiegò la figlia (H.C., nata a Teheran nel 1978, ma residente in una contrada del versante nord marsalese), le doveva essere somministrato, 5 volte al giorno e ad ogni 3 ore, un farmaco “salvavita”, necessario, si sottolinea nell’atto di opposizione all’archiviazione presentato ieri, per aiutare il sistema nervoso centrale e mantenere attive le funzioni vitali. A cominciare dalla capacità di deglutire. Ma la figlia afferma che il farmaco non sarebbe stato somministrato regolarmente ogni tre ore.
L’anziana era stata affidata alla casa di riposo nel pomeriggio dell’11 agosto. La figlia afferma di avere scoperto che il farmaco “salvavita” non sarebbe stato somministrato (o comunque non ogni tre ore) esaminando le immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza. E proprio su queste immagini si punta nell’opposizione all’archiviazione.