Rischia di avere gravi conseguenze per le casse del Comune di Erice, la sentenza con la quale il Tribunale di Palermo ha condannato l'ente a versare per intero la sua quota da "socio fondatore" per il Consorzio universitario di Trapani. La vicenda ha acceso un grande dibattito. Cerchiamo di mettere ordine.
La sentenza della terza sezione civile della Corte di Appello di Palermo non è un fulmine a ciel sereno. Già cinque anni fa, in primo grado, nel 2015, il Comune era stato condannato. Da qui il ricorso in Appello e la nuova sconfitta. La sentenza stabilisce che il Comune di Erice dovrà pagare al Consorzio Universitario della provincia di Trapani la somma di 103.291,38 euro. E' la quota associativa per l’anno 2013.
Che è successo nel 2013? Durante la sindacatura di Giacomo Tranchida, oggi primo cittadino a Trapani, il Comune decise, non senza polemiche, di ridurre drasticamente la sua quota annuale al Consorzio, passando dai 100.000 euro annui a 5.000. La scelta fu accompagnata da molte polemiche, dato che il Polo didattico dell'Università di Trapani è attivo e funzionante, e necessario per molti studenti che lo frequentano. Da qui la decisione del ricorso, oggi vinto. Se tanto ci da tanto, e probabile che l'Università citi in giudizio il Comune di Trapani per avere adesso tutti i soldi dovuti dal 2013 in poi, con un debito fuori bilancio che potrebbe sfiorare anche il milione di euro.
Era dal 2011 che Tranchida provava a fare le scarpe al Consorzio. In un primo caso la proposta non passò. Poi, invece, nel 2012, il consiglio comunale approvò la riduzione del contributo. Ma per i giudici il Comune non avrebbe potuto farlo perché manca la "giusta causa". Cioè non basta dire che il Comune non può sostenere la spesa, per tirarsi indietro.
Chiede di vederci chiaro il consigliere dei Cinque Stelle, Alessandro Barracco, che propone anche l'istituzione di una Commissione di inchiesta sul "caso Università". Per Barracco il Comune potrebbe essere esposto "ad un danno erariale gravissimo" e parla addirittura di "dissesto" possibile per le casse di Erice.
"È l’ennesima prova che i “cambiamenti” promossi dalla politica tranchidiana alla fine producono, sia pure in questo caso a medio termine, i loro effetti" commenta invece Maurizio Miceli, di Fratelli d'Italia. "Oltre ad avere severamente minacciato la permanenza degli studi universitari nel territorio trapanese, dimostrando di non comprenderne affatto la rilevanza tanto in termini culturali quanto sociali ed economici, con la sua improvvida iniziativa il Sindaco per sempre graverà sulle tasche dei cittadini del Comune di Erice per una cifra di circa un milione di euro". Miceli chiede un "accertamento di eventuali responsabilità amministrative per la provocazione del danno erariale causato".
Nel 2012 fiero oppositore della riduzione del contributo fu Luigi Nacci, che oggi invece è presidente del consiglio comunale, grazie ad un accordo politico con la maggioranza del Sindaco Toscano: "A quei tempi il sottoscritto in opposizione al sindaco protestò in consiglio e sulla stampa dichiarando l'inopportunita' di quella scelta. Fu la maggioranza di Tranchida a sostenere questa tesi. Ancor oggi ritengo che allora sia stato un grande errore non versare quella somma. Inoltre continuai a votare anche contro il famoso Campus Universitario non ritenendolo utile, in quanto non vi erano studenti della nostra provincia che ne ne avrebbero potuto usufruire. Spero che il comune di Erice non debba ancora soccombere per gli anni a seguire. È amaro pensare che saranno i cittadini a sborsare una somma lievitata nel tempo per le spese legali ed interessi".