Una "dimenticanza" del Governo ed è via libera alle trivelle nella Valle del Belice e nel Canale di Sicilia.
Non c'è traccia, infatti, della moratoria nel decreto "Mille proroghe" e allora c'è l'ok per le aziende petrolifere nazionali e internazionali che hanno fatto richiesta di trivellazione.
Davanti alle coste siciliane e nel Canale di Sicilia sono diverse le richieste. Tra Gela e Licata c'è la richiesta di trivellazione della società inglese Northern Petroleum per una superficie di 279 chilometri quadrati. Altre due richieste sono di Eni ed Edison in società, la prima per 60 chilometri quadrati la seconda per ben 450 chilometri quadrati. Altra richiesta è stata fatta per la zona di Pantelleria, qui è la società piemontese Audax Energy ad aver chiesto un permesso di ricerca per 345 chilometri quadrati.
Quando Ficarra e Picone facevano i testimonial contro le trivelle nel mare siciliano from Tp24 on Vimeo.
Due anni fa erano stati i Cinque Stelle a volere lo stop per 24 mesi, ora più che una dimenticanza, quella del Governo sembra un cambiamento radicale sulle politiche energetiche dopo le pressioni dei colossi petroliferi a cominciare da Eni e alle altre aziende europee, come la North Petroleum e la Rockhopper.
Ma richieste di trivellazioni (in Italia sono 84 in attesa) non riguardano solo il mare ma anche la terraferma. In Sicilia il gruppo Alcanna Italia è interessato alla zona del Belice. L’Eni chiede di fare ricerche tra Modica e Ragusa, ma anche nella piana di Vittoria, nella zona tra Caltagirone, Gela e Mazzarrone e sulle Madonie nell’area di Petralia Soprana; la Mac Oil ha presentato domanda di ricerca tra Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Preoccupazione degli ambientalisti - "Il piano non è stato redatto e nelle prossime settimane permessi di ricerca e autorizzazioni a trivellare potranno essere concessi a partite da regioni come l’Emilia Romagna, Basilicata dove si concentrano le maggiori istanze di ricerca di idrocarburi, nel mar Adriatico, Ionio e nel Canale di Sicilia – il commento di Bonelli dei Verdi -. I responsabili di tutto ciò sono i ministri dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevano proposto, due ministri del M5S si sono resi responsabili di questo pasticcio ovvero far decadere la moratoria sulle trivellazioni perché non hanno redatto e adottato il piano che la legge da loro voluta e scritta prevedeva".
E sullo stop al provvedimento blocca trivelle interviene la deputata di Attiva Sicilia Valentina Palmeri che esprime la propria contrarietà sul decreto Milleproroghe. “Il Mediterraneo e la Sicilia non possono lasciare spazio ulteriormente a trivellazioni selvagge - scrive la Palmeri - permettendo la ricerca e la conseguente estrazione di idrocarburi, con conseguenti danni per il paesaggio, il turismo, il mare e il sottosuolo. Fra l’altro, il livello di rischio sismico nel territorio è massimo ed è classificato come ‘altamente probabile’ con possibili effetti nefasti per l'ambiente e la popolazione”.
“Autorizzare la ricerca di idrocarburi in nome di una risibile ricaduta occupazionale a fronte, invece, delle pesanti ricadute negative sul turismo e, quindi, sulla capacità delle imprese locali a creare ricchezza e occupazione, ci lascia increduli. In particolare, per la Sicilia non va dimenticato che nell’elenco delle zone di ricerca ci sono anche aree marine siciliane nelle vicinanze di Pantelleria e Favignana, e altri siti non marini di ricerca, tra Madonie e Nebrodi, nel Nisseno, nell’Ennese e nel Catanese e nel Ragusano: occorre prorogare la moratoria”.
“Autorizzare la ricerca di petrolio in Sicilia – conclude Palmeri - non farebbe altro che invertire la rotta intrapresa per la transizione energetica verso le fonti di energia rinnovabili e fare un salto indietro ancora a favore dei combustibili fossili. Appare assurdo che, in Consiglio dei Ministri, si sia potuto capitolare su una battaglia storica del Movimento 5 Stelle”.