Una cerimonia ricca ha visto, domenica pomeriggio, la consegna del premio «Museo Nino Cordio», giunto alla sua dodicesima edizione, al poeta marsalese Nino De Vita. La manifestazione, tenuta in modalita streaming a causa delle restrizioni imposte per il contenimento dell'epidemia, è stata molto partecipata ed ha visto gli interventi di numerosi ospiti che si sono alternati in video creando anche un rapporto diretto con lo spettatore. Un modo diverso di intendere lo streaming con contributi video e fotografici che hanno arricchito ulteriormente la diretta. Una serata intensa e calibrata, ricca di memorie e testimonianze puntuali, come quelle dello stesso De Vita e del regista Fabrizio Catalano, nipote di Leonardo Sciascia, di cui ricorre tra pochi giorni il centenario della nascita. De Vita è stato peraltro sodale dello scrittore ed è attualmente componente del Consiglio d'amministrazione della Fondazione Sciascia di Racalmuto.
A dialogare con il poeta e con gli ospiti, sono stati il regista Francesco Cordio e il giornalista Vincenzo Di Stefano, che hanno guidato la cerimonia. Gli attori Ivan Giambirtone e Roberta Caronia hanno invece letto alcuni testi crititi dello stesso Sciascia e la versione italiana delle poesie di De Vita.
Presenti, in rappresentanza dell'amministrazione comunale, l'assessore alla Cultura, Linda Genco e quello al Turismo, Rosario Pellicane. Per la Rete museale belicina (di cui il museo Cordio fa parte) intervento di Giuseppe Bivona, componente del Consiglio direttivo dell'organismo intercomunale.
Nino De Vita è considerato uno dei più importanti poeti italiani viventi. È autore di una trilogia («Cutusìu», «Cùntura» e «Nnòmura»), unanimemente giudicata il suo capolavoro, ed è, secondo la motivazione del premio, «voce poetica originalissima, capace di distillare versi preziosi, scritti in una lingua arcaica e meticcia - il dialetto della contrada marsalese di Cutusio - che porta nel suo genoma i cromosomi di svariati idiomi. Con questa lingua - precisava la motivazione -, priva di tradizione letteraria ma viva sulla bocca degli abitanti della sua terra, egli ha opposto, alla consunzione dei linguaggi della contemporaneità, alla loro banalizzazione, al loro svuotamento, un codice linguistico puro, incontaminato, traducendolo poi in un italiano misurato e controllatissimo che sembra risentire della lezione del rondismo. I suoi libri possono essere considerati parti di un unico grande poema in cui le vicende individuali dei personaggi, calati in un mondo brulicante di vita, assurgono a simbolo universale della condizione umana».
De Vita, dopo avere ricordato la sua amicizia con Nino Cordio (l'artista nativo di Santa Ninfa è morto a Roma nel 2000), visibilmente emozionato ha ringraziato l'amministrazione comunale e la famiglia Cordio che annualmente organizzano il premio. (Nelle foto, due momenti della manifestazione).