Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
09/01/2021 09:25:00

 Ipotesi scorie in Sicilia. Tante reazioni. Turano: “Ennesima barzelletta del governo”
 

Continuano ad essere tante le reazioni sull'ipotesi di stoccare scorie nucleari in alcuni siti individuati in Sicilia. In provincia di Trapani sarebbero stati individuati due siti a Trapani e Calatafimi. Bisogna dire che al momento si tratta soltanto di una ipotesi, sulla quale anche gli enti locali dovranno esprimersi.


Mimmo Turano
“Quando ho letto delle ipotesi di siti di stoccaggio di rifiuti nucleari a Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula,  Petralia Sottana e Butera ho pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Purtroppo è solo l’ennesima barzelletta di un governo che ha poche e confuse idee sul futuro della nostra isola” lo afferma l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Mimmo Turano.

Anci Sicilia
“Su un tema così delicato come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e della tutela ambientale ci sembra di fondamentale importanza il coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate. E’, quindi, assolutamente necessario avviare un confronto tra governo nazionale, governo regionale ed enti locali per affrontare con attenzione e responsabilità la questione”.
Questo il commento di Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia, in merito al piano nazionale dei depositi radioattivi che individua nella regione le seguenti aree in cui i rifiuti nucleari dovrebbero essere conferiti: Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.

Distretto Turistico Sicilia Occidentale e Valle dei Templi
La notizia che ben quattro località siciliane, tutte ricadenti nell’area della Sicilia Occidentale, siano state inserite fra i siti atti ad ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari lascia sgomenti ed allarmati.
Il solo fatto che tali aree di straordinario pregio paesaggistico e culturale, luoghi che ospitano produzioni agroalimentari d’eccellenza fra le più rinomate nel mondo, possano essere prese in considerazione per la realizzazione di una siffatta struttura appare fuori da ogni logica.
Senza volere, almeno per il momento, approfondire gli aspetti squisitamente tecnici, appare di tutta evidenza che la realizzazione di un deposito di scorie nucleari infliggerebbe alla Sicilia intera un colpo terribile, colpendola mortalmente in primo luogo in quei settori, Turismo ed Agricoltura, che negli ultimi decenni hanno rappresentato l’unica ancora di salvezza rispetto ad un degrado economico e sociale che appariva inarrestabile.
Il lungo e faticoso lavoro svolto negli anni della Regione e da tutti gli enti, le aziende, gli operatori ed i cittadini per sviluppare le straordinarie risorse dell’Isola ed in particolare di questa sua parte verrebbe definitivamente azzerato.
Un disastro che non può e non deve avvenire.
La DMO “Sicilia Occidentale”, costituita dal Distretto Turistico Sicilia Occidentale e dal Distretto Turistico Valle dei Templi, facendosi portavoce del sentire dell’intera filiera turistica e, in senso più ampio, dei cittadini di Sicilia, fa appello a tutti i rappresentanti istituzionali a tutti i livelli affinché, senza distinzione di schieramento, si impegnino a non permettere che un tale danno venga inferto a questa nostra Terra meravigliosa.

Attiva Sicilia
Attiva Sicilia dice “no” alla possibilità che le scorie radioattive di tutta Italia vengano depositate in Sicilia. “La Sicilia – affermano i deputati regionali Angela Foti, Elena Pagana, Valentina Palmeri, Sergio Tancredi e Matteo Mangiacavallo – ha già pagato un prezzo pesantissimo ospitando gli impianti petrolchimici senza avere mai in cambio un risarcimento di natura ambientale. Adesso non può ulteriormente sopportare che una porzione del suo territorio possa eventualmente essere usata per depositare le scorie radioattive prodotte altrove. Chi per i suoi scopi ha prodotto questi rifiuti e chi ha inquinato di più adesso si prenda anche le conseguenze di questi vantaggi”. “Vigileremo su ogni atto che va in questa direzione e faremo di tutto – concludono i deputati regionali di Attiva Sicilia - per bloccare ogni tentativo di creare qualsiasi forma di deposito di scorie radioattive sull’isola”.

Fratelli d'Italia
"La Sicilia, la Provincia di Trapani in particolare, non sarà mai una discarica per scorie nucleari”. Così dichiara, in una nota, la segreteria provinciale di Fratelli d'Italia.
“Il partito contrasterà questa decisione in tutte le sedi istituzionali. Una decisione che conferma il menefreghismo del Governo giallorosso nei confronti della Provincia di Trapani.
E’ evidente che i partiti di maggioranza, specialmente il Movimento 5 stelle, hanno tradito il mandato elettorale conferitogli dai siciliani, dai trapanesi. Un territorio, il nostro, che mai come oggi vanta una rappresentanza nelle istituzioni di tutta eccellenza. Il Ministro della Giustizia, europarlamentari, deputati, senatori che in aula contro il Governo Renzi si tingevano la faccia nero petrolio in segno di protesta e che adesso, invece, avallano le escavazioni. La vicenda delle scorie ne è l'ennesimo esempio. Fratelli d'Italia si opporrà, infatti, all'installazione delle trivelle al largo delle nostre coste e nella valle belicina. Fratelli d'Italia esprime la propria solidarietà ai sindaci della Valle del Belice cui non è stato destinato nessun sussidio per la ricostruzione post terremoto. Questo stato delle cose non è più tollerabile, c’è una chiara intenzione vessatoria nei confronti della Sicilia e del territorio trapanese.”

Diventerà Bellissima
" La scelta di individuare le sedi per il deposito di rifiuti radioattivi a Calatafimi-Segesta e Trapani appare davvero inopportuna.
Quando si fanno delle valutazioni  bisognerebbe approfondire quelle che sono le realtà nelle quali allocare tali stoccaggi. E’ impensabile che il territorio trapanese, fortemente vocato all'agricoltura, e che vuole attraverso il turismo, cercare il proprio rilancio, possa permettersi di ospitare ciò. Faremo sentire le nostre ragioni per impedire che questi impianti possano essere realtà. Il nostro territorio ha delle peculiarità tali che non può assolutamente permettersi di ospitare simili depositi. Non possiamo continuare ad essere considerati quel lembo di terra dove tutto si può ”.
Così la coordinatrice provinciale di Diventerà Bellissima, Giulia Ferro e il responsabile territorio e ambiente provinciale del movimento, Giacomo Tobia, dopo la notizia dell’individuazione di alcune aree potenzialmente idonee alla costruzione di depositi nucleari nazionali.
“Ribadiamo – hanno continuato - la necessità di tutelare la salute dei siciliani, e sebbene siamo certi che tali  stoccaggi rispettino tutte le norme in materia di sicurezza, solo l'idea di mettere scorie nucleari nella nostra regione in aree dotate di bellezze culturali, ambientali ed enogastronimoche senza eguali, avrebbe effetti devastanti su un’economia già di per se fragile. Non possiamo – hanno aggiunto – da una parte spingere affinché la Città di trapani venga scelta quale capitale della cultura per il 2022 e dall’altro stare in silenzio su un via libera che mortifica ancora una volta le nostre ispirazioni. Ci impegneremo – hanno concluso - affinché questo impianto non venga realizzato”.

Articolo Uno
La decisione di inserire i comuni di Trapani e Calatafimi Segesta tra i siti candidati allo stoccaggio delle scorie radioattive provenienti dalle attività civili e industriali, afferma Antonio Gandolfo segretario provinciale Articolo Uno Trapani, solleva pesanti interrogativi sui criteri adottati dalla società pubblica appositamente costituita per affrontare e dare soluzione al problema, da tempo oggetto di rinvii e polemiche.
Appare evidente che, tra i requisiti tecnici previsti per assicurare la sicurezza del sito da possibili rischi di contaminazione ambientale, sono del tutto trascurati elementi essenziali del territorio coinvolto. Si prevede infatti la distanza dal mare, dai centri abitati, dalle vie di comunicazione e l'altitudine oltre che la conformazione geologica e non si prendono minimamente in considerazione le caratteristiche storiche, culturali, ambientali e le vocazioni delle comunità locali, trattate come se non esistessero.
Agli estensori della lista dei siti prescelti, nulla dice il fatto che queste terre fanno parte di un sistema di relazioni all'incrocio tra storia, agricoltura, turismo e cultura, proprio quella richiamata nelle motivazioni a sostegno della candidatura di Trapani e dei comuni limitrofi a capitale della cultura italiana.
La procedura pubblica che si apre adesso per la consultazione delle regioni e degli enti locali dovrà essere la sede appositamente prevista per avanzare le osservazioni di merito e per chiarire tutti gli elementi oggettivi che per natura sono incompatibili con la realizzazione di un sito di stoccaggio di scorie radioattive, di rilevante impatto sia per dimensioni che per la portata dei rischi espressi.
Articolo Uno Trapani è impegnata a seguire con la massima attenzione tutto il percorso amministrativo che porterà alla decisione finale, per impedire uno sfregio senza appello alla immagine e alle prospettive di progresso del nostro territorio.
Trapani ha bisogno di ben altri investimenti per costruire il suo futuro di nuove opportunità di vita aperto alle nuove generazioni, a cui affidare una eredità di beni e di bellezza da sviluppare piuttosto che la cultura radioattiva di perenni rifiuti da consumi irresponsabili .

Psi Giovani
La Federazione dei Giovani Socialisti – FGS di Sicilia e il Partito Socialista Italiano urlano tutto il loro sgomento per la notizia relativa alla creazione di quattro siti di stoccaggio di scorie radioattive sul territorio siciliano.
I quattro siti individuati tra le province di Palermo, Trapani e Caltanissetta hanno lasciato di stucco i sindaci dei comuni interessati che non sono stati neppure contattati, consultati o avvisati. 
I siti di stoccaggio andrebbero a intaccare anche il parco delle Madonie, con Petralia Sottana – sede dell’amministrazione del Ente – individuata tra le aree e comuni costieri, agricoli e turistici. Il tutto in un territorio gravemente carente di infrastrutture e trasporti che necessita di investimenti per il potenziamento economico e infrastrutturale.
Il PSI si schiera compatto contro il deposito di scorie nucleari sul territorio, col segretario regionale Nino Oddo che afferma: “gli amministratori locali, che già fanno miracoli per tenere in piedi l’economia di questi comuni, non possono essere ulteriormente gravati con questa responsabilità e col rischio che, a causa di questi siti di stoccaggio, i territori ci rimettano il loro e perdano quote di produzione agroalimentare e di turismo”.
Aggiunge il segretario FGS di Palermo, Mattia Carramusa: “non è assolutamente ammissibile che comuni tenuti in piedi miracolosamente  e senza investimenti pubblici per quanto riguarda sviluppo economico, infrastrutture, trasporti, energia, sicurezza e telecomunicazioni siano destinatari di 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui oltre 16.000 ad alta radioattività. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, agisca e tuteli almeno stavolta i siciliani. Non siamo né la polveriera né la discarica d’Italia” La richiesta del Psi è che la Regione faccia valere la difesa del territorio e si opponga a questi siti di stoccaggio. Alla Sicilia non serve lo stoccaggio di scorie tossiche e radioattive sul territorio, ma il finanziamento di un nuovo piano economico ed infrastrutturale. Un piano che potenzi i collegamenti e realizzi finalmente un moderno trasporto ferroviario,  che rifaccia strade e ponti di collegamento tra i comuni. Serve un volano per l’economia sostenibile a livello ambientale e sociale e per l’occupazione giovanile, ancora oggi terribilmente indietro rispetto al resto del mezzogiorno d’Italia. Serve un riammodernamento edilizio in una regione in cui gli edifici sono spesso fatiscenti e comunque risalenti alla metà del secolo scorso. Questo è quello di cui ha bisogno la Sicilia, non certo di essere un sito di stoccaggio di rifiuti nucleari”.


Rifondazione Comunista
Il Partito della Rifondazione Comunista Sicilia, a seguito della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, CNAPI, contesta la decisione della Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, che individua in Sicilia alcune delle 67 aree potenzialmente idonee nelle quali realizzare l'impianto di deposito nazionale delle scorie radioattive dal costo di 1,5 miliardi di euro. Le aree potenzialmente idonee in Sicilia sono state individuate in provincia di Caltanissetta, Trapani e Palermo nei comuni di Calatafimi-Segesta, Petralia Sottana e Butera. Da decenni i Governi che si sono susseguiti pianificano la realizzazione di un deposito nazionale temporaneo ad alta sicurezza nel quale riunire i materiali radioattivi che l’Italia continua a produrre.

Lo snodo fondamentale si è verificato nel 2003 con il secondo Governo Berlusconi. In quell'anno il generale Carlo Jean, commissario del Governo, ha avviato la procedura per la costruzione di un deposito sotterraneo definitivo per i rifiuti ad altissima radioattività nel sottosuolo salino della piana di Metaponto, in provincia di Matera. La località prescelta era situata all'interno del Comune di Scanzano Ionico. L’esplosione di una forte contestazione costrinse il governo ad accantonare il progetto. L'esito di quella esperienza ha condizionato fortemente le politiche dei governanti i quali si sono focalizzati sulla costruzione del meno impegnativo deposito nazionale. La normativa per il futuro deposito nucleare nazionale ha impiegato sette anni per vedere la luce. Nel 2010, per mezzo del decreto legislativo numero 31, sono stati stabiliti i criteri di selezione tuttavia la carta CNAPI ha subito un lungo rinvio fino al 2 gennaio 2015, data in cui la carta è stata consegnata ufficialmente. Immediatamente il documento è stato coperto dal segreto. La pubblicazione della carta CNAPI avviene circa cinque anni dopo la sua consegna ufficiale.

Sulla base dei criteri di selezione stabiliti nel 2014 dall'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i luoghi identificati devono essere poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischio idrogeologico. Inoltre devono essere situati non oltre i 700 metri di altezza sul livello del mare, evitando pendenze eccessive. Le aree idonee non devono essere troppo vicine al mare e abbastanza prossime ad autostrade e ferrovie da potere essere raggiunte dai carichi di materiale radioattivo. Nota curiosa è il criterio di approfondimento numero 11 il quale afferma che per la scelta del luogo è necessario valutare con attenzione le zone con «produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico».

Rifondazione Comunista si oppone alla realizzazione del deposito nazionale delle scorie radioattive proprio sulla base di quest'ultimo criterio. Le località prescelte sono note per le produzioni agricole di qualità - grani antichi, vigneti, uliveti -, per la biodiversità e la compresenza di reperti archeologici dalla importante rilevanza storica – zona archeologica di Segesta -. L'Italia purtroppo sconta ancora oggi la sciagurata e breve esperienza nucleare, conclusa con il referendum del 1987. Ancora una volta viene ribadito con assoluta certezza il valore delle lotte contro il nucleare, una energia prodotta con costi di produzione indubbiamente più bassi rispetto alle alternative, soprattutto da compagnie private, ma che ha un costo in termini ambientale ed economico abnorme nel momento in cui si pone il problema dello smaltimento delle scorie.

Un costo che grava principalmente sui bilanci pubblici, di cui dovranno occuparsi le future generazioni, senza sottacere le conseguenze che tali scorie possono avere per la salute dei cittadini che risiedono o lavorano nei pressi dei luoghi in cui sono conservate. La Sicilia ha già pagato, e sta tuttora pagando, un prezzo altissimo per l'interesse di Stato. Le raffinerie, le industrie inquinanti, le emissioni senza controllo, i depositi di materiali radioattivi, hanno già colpito duramente i siciliani che oggi manifestano stati di salute aggravati dalle condizioni del nostro territorio inquinato. Tumori, leucemia e mali di ogni genere sono il prezzo del progresso, e in cambio che cosa abbiamo avuto? Prima di procedere con la realizzazione di una discarica per il materiale radioattivo nel nostro territorio sarebbe opportuno considerare le reali necessità di una terra già fin troppo maltrattata. Lavoro, salute e ambiente, a partire da questi criteri è opportuno programmare un futuro ecosostenibile per le future generazioni e per il bene comune.