E’ un assembramento ancora più preoccupante quello davanti l’ufficio postale centrale di via Vittorio Emanuele.
Perché se è vero che, da questo punto di vista, la situazione è simile un po’ dappertutto, in questo caso invece le possibilità di contagio sembrano molto più elevate.
Prima delle cabine d’entrata che portano nella sala degli sportelli dove ci sono gli impiegati, c’è infatti una saletta incustodita che fa da anticamera. E, complice il freddo, diverse persone si ritrovano ad aspettare il loro turno in pochissimi metri quadrati
Il fatto poi che quello che succede in quest’anticamera non siano molto visibile dall’esterno, porta l’utenza a stare più vicini del solito all’entrata, temendo che il proprio turno venga saltato.
Il caos di questi giorni è dato anche dal rinnovo delle pratiche per il reddito di cittadinanza, e la speranza è che prima della fine del mese si possa ridurre.
Certo, si va in posta per tante altre operazioni, ma in questo periodo l’afflusso è davvero tanto.
Dalle foto che abbiamo ricevuto ieri, si vede chiaramente che, praticamente una di fianco all’altra, in anticamera ci sono almeno 5 persone.
Ma se al bar, quando è consentito soltanto l’asporto, l’ingresso è permesso solo per prendere il prodotto e andar via, essendo anche vietato il consumo nelle adiacenze del locale, si comprenderà bene come le modalità di questa attesa per entrare in posta siano completamente inopportune.
Anche perché, in una stanzetta di tre metri per due, è facile che si tenda a condividere l’impazienza o altri stati d’animo. Una parola tu, una parola l’altro… Poi magari uno non sente bene e l’altro per farsi capire meglio abbassa la mascherina. Oppure c’è il tipo che fuma, perché tanto è appena fuori sugli scalini.
Chi deve intervenire? Il sindaco per gli assembramenti esterni e l’amministrazione delle Poste per “l’anticamera”?
E’ ancora necessario spiegare quanto sia importante il distanziamento?
Egidio Morici